Tanto tuonò che piovve. È arrivata a Bergamo, alla nona gara della stagione, la settima di questo campionato, la prima sconfitta dell’anno del Napoli di Maurizio Sarri. Una sconfitta senza precedenti, senza appelli né scuse; l’Atalanta ha annichilito gli azzurri con un bel po’ di pressing e qualche azione di fino mentre dall’altra parte gli ospiti avevano ancora la testa ebbra dei festeggiamenti per la spettacolare vittoria arrivata contro il Benfica qualche giorno fa.
Non è stato bravo il Napoli a scordare tutto immediatamente; impossibile, visto che alcuni in città hanno ancora in testa la musichetta della Champions, ma i calciatori avrebbero fatto bene a voltare subito pagina, visto che il tranello era dietro l’angolo. Un gol in apertura, poi nulla più; un 1-0 che è scarto minimo ma insieme peso massimo per una squadra che ora avrà due settimane per guardare ai propri errori.
Tanti; da Sarri a Milik, nessun azzurro in campo e fuori ha saputo fare del suo meglio e in pochi hanno tenuto la sufficienza quando hanno lasciato il campo di Bergamo.
Koulibaly e Zielinski, unici baluardi napoletani del profondo nord. Il primo, dopo la sfortunata azione che porta al gol partita, ferma tutto quel che si può fermare, fa il leader ad alta voce vista la mancanza di Albiol e detta i tempi dei suoi come un comandante navigato.
Il secondo prende per mano il centrocampo, è l’unico della mediana a salvarsi dal disastro e prova, senza successo, a cambiare qualcosa del risultato. Fino all’ultima azione. Si vede tutta la differenza con Hamsik e Jorginho che hanno giocato di più: il primo sbaglia ogni cosa possa sbagliare, mentre l’italo-brasiliano, già in calo da un paio di gare, affanna nel marasma degli avversari e non imbecca mai la giocata giusta.
Tutto, però, si risolve nei primi minuti della gara: Petagna approfitta di uno sfortunatissimo tocco di Ghoulam per trafiggere Reina. La gara finisce in pratica dopo soli 9 minuti, perché il Napoli spinge pure ma il gol non lo sfiora praticamente mai in realtà.
Milik sbraccia e scalcia, ma Berisha è super prima su Callejon e Ghoulam e poi su di lui; anche lo spagnolo non è nella sua serata migliore, anche la convocazione della nazionale non gli restituisce lo smalto perso nell’ultima gara. L’algerino prova da lontano con una punizione perfetta, ma l’estremo difensore ex Lazio si supera. Dai piccoli indizi si capisce che per il Napoli non sarà giornata e dall’altra parte è Gomez a dettare legge, mandando più volte al bar Hysaj (il peggiore dei suoi) e risultando decisivo in ogni azione nerazzurra.
Se nel primo tempo qualche sussulto arriva, nel secondo il Napoli non ci capisce quasi nulla, così com’è per Sarri: i cambi sono tardivi o errati, Mertens non combina niente in mezz’ora di gioco e l’esperimento doppia punta con Milik e Gabbiadini non dà alcun risultato per ora, con i due che spesso si calpestano i piedi. Nessuna colpa individuale perché è il Napoli a non girare; anche l’ingresso di Giaccherini non sortisce effetti e gli azzurri si accartocciano su loro stessi. Gasperini aveva scommesso forte sui suoi ragazzi e ha avuto ottime risposte da tutti. Nel finale si vede anche Grassi in campo e per poco non ci scappa il gol dell’ex che potrebbe far calare il sipario ancora prima per gli ospiti.
Rizzoli manda sotto le docce dopo 5′ di recupero in cui si vede solo gran confusione: Milik si ferma a pochi passi dal palo, lo stesso fa Koulibaly che da calcio piazzato la spedisce poi alta. È un tonfo sonoro per il Napoli che continua a far male in trasferta: dopo Pescara e Genova, anche Bergamo è amara, ancor di più con il primo ko dell’anno. Palermo è stato l’unico episodio positivo ed è troppo poco per una squadra che punta in alto.
Ma a cosa punta il Napoli veramente? “Possiamo lottare con la Juve solo se fanno una serie di cazzate”, risponde Sarri.
Allora sarà meglio guardarsi le spalle: per due settimane il Napoli sarà secondo con un punto di vantaggio su Roma, Milan, Chievo e Lazio, a qualche punto di distanza da Inter e Fiorentina e al ritorno ci sarà la sfida da piani alti con i giallorossi al San Paolo. Un appuntamento che, dopo le fatiche internazionali, varrà già una bella fetta di credibilità per non lasciare lo scudetto alla Juventus già ad ottobre, con troppi mesi d’anticipo.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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