Bisogna imparare ad osare. È forse questo, tatticamente parlando, l’ultimo ostacolo da superare per Maurizio Sarri. Il Napoli funziona, gira bene. Equilibrato e mnemonico. Ma, qualche volta, improvvisare non guasta. Soprattutto se i tre punti sono importanti e alla portata. Dogmatismo tattico, lo chiama qualcuno; non è vero, e lo ha già dimostrato, in passato. È paura di perdere, di scomporsi. Il maledetto limite dell’accontentarsi.
Gabbiadini andava messo in campo prima: con Milik e non al posto di Milik. Le due punte avrebbero minato le certezze difensive del Genoa, che con l’ingresso di Munoz ha alimentato la batteria dei centrali. Non convince nemmeno l’uscita di Allan per Zielinski, visto che Hamsik aveva palesato poca lucidità e stanchezza fin dal primo tempo. Questa squadra può raggiungere grandi traguardi, non è seconda a nessuno (alla faccia dei fatturati): nel gioco, nella solidità e nell’individualità. Non è un caso se il lavoro di Sarri è riconosciuto da tutti, addirittura tanto da scomodare paragoni illustri (vedi Juric). Ma ci vuole più coraggio nelle scelte, anche a costo della beffa. Mentalità vincente.
Sarri protagonista anche nel post-gara con le pungenti dichiarazioni contro gli arbitri e la società, la sua. De Laurentiis ha riposto stamattina, con un comunicato. E’ evidente che c’è una frattura fra l’impianto sportivo e quello presidenziale. Difficile stabilire chi ha ragione e chi ha torto perché entrambi hanno loro i buoni argomenti. Ma queste spinose questioni vanno discusse in privato, non in pubblico. L’immagine è fondamentale. E quella del Napoli è stata lesa più volte dai suoi stessi dipendenti.
di Pasquale La Ragione (twitter: @pasqlaragione)