Chi era da quelle parti, durante il suo riscaldamento, ha detto che lo si era già intuito; Arkadiusz Milik zompettava ridacchiando, sotto il naso adunco da uomo dell’Est coi tratti ruvidi, decisi, marcati. Qualche scatto giusto per illudere Sarri, circonduzione degli arti per mettere in moto tutti i muscoli, ma in fondo non ce n’era neanche bisogno. Tutto intorno a lui scivolava via veloce, come fosse in una dimensione parallela; eppure il Napoli che aveva reso suo poche ore prima a Kiev era nel momento peggiore, aveva appena incassato un gol per il pari è il Bologna provava addirittura a raddoppiare ‘assediando’ l’area dei padroni di casa.
Sul suo viso, però, neanche una ruga di preoccupazione, neanche una riga di spaesamento. Entra e ci mette appena sei minuti per trovare il gol, in poco più di un quarto d’ora fa doppietta; il sipario cala e il suo sorriso resta lì, come se tutto fosse già stato scritto nella sua testa.
Per tutta l’estate si è cercato un numero 9, meglio ancora, dunque, se il nuovo beniamino azzurro di 9 ne veste ben due. L’Italia non ne ha conosciuti molti di 99 così; il più celebre, Lucarelli, ha vestito pure la maglia azzurra, per Ronaldo fu un errore in versione milanista, per Cassano, invece, una scommessa che servì al suo rilancio blucerchiato. “9×9 farà 81?”, chiedeva un timido Troisi ad un attempato Leonardo; la risposta non arrivò mai, ma oggi possiamo dirvi di certo che 9+9 risponde già nome di Milik.
Dopo le testate di Kiev, i dubbi sull’ex Ajax riguardavano le sue capacità balistiche; detto fatto.
L’assist di Hamsik al 68° illumina come una torcia nella notte del Louvre, mentre alla pennellata ci pensa il sinistro di Arkadiusz; tocco leggero e quasi fatato, Da Costa scavalcato come il più inutile dei birilli, la palla che lenta si insacca in porta. Un gol così non lo si fa a caso, col senso del gol nella borsa e la qualità di chi sa fare male.
Si mette in proprio, poi, quando sceglie di detonare la bomba mancina che scaglia addosso al povero portiere avversario; mani piegate e gol. Il San Paolo impazzisce, Arkadiusz ora lo sanno pronunciare tutti.
Lui, che dopo il primo gol a Fuorigrotta contro il Milan quasi aveva avuto timore nel festeggiare, ora si toglie il vestito da uomo burbero e sorride ai suoi nuovi tifosi.
Un sorriso beffardo che fa da contraltare a chi, pochi minuti prima, gli ha lasciato il campo e ora porta il capo chino in fondo alla panchina.
Se Arkadiusz è il dottor Jekyll, infatti, il Napoli deve fare i conti anche col suo Mr. Hyde; anche con il Bologna, Manolo Gabbiadini non è stato all’altezza delle aspettative, con nessuna rete all’attivo, ma soprattutto la sensazione che poco c’entra con tutta la macchina organizzativa azzurra.
Poco o per niente servito, il numero 23 mostra anche poca amalgama col resto del gruppo; il mancato saluto a Insigne sul finire della sua partita è un sintomo importante visto che col biondo napoletano aveva avuto da ridire in occasione di un mancato passaggio offensivo.
Sarri sa che deve recuperarlo al più presto, perché per una squadra che fa del gruppo la sua prima arma, un corpo estraneo sarebbe un peso insostenibile; la risposta di Manolo è arrivata solo stamattina dai suoi canali social e alle difficoltà paventate i tifosi presenti gli hanno rinnovato – semmai ce ne fosse stato bisogno – ancora la loro fiducia.
L’unica nota stonata di questo avvio di campionato è proprio lui; perché se un nuovo numero 9, anzi 99 è stato trovato, anche un numero 23 con le sue qualità sarà fondamentale in questa lunga ed impegnativa stagione.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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