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#AMENTEFREDDA – Il Napoli può fare turnover, ma non chiamatelo così

Maurizio Sarri ©Getty Images

 

L’aereo del ritorno dev’essere stato più dolce del solito, ma stavolta per rilassarsi non c’è neanche il tempo. Mentre Palermo e la Sicilia fuggono via, dietro i finestrini dell’aeromobile, un’altra meta è già davanti al Napoli, una di quelle europee che aspetti con grande attesa. Negli occhi ancora le tre reti con le quali hai lasciato il Barbera, nella testa Kiev e quel che necessariamente sarà. Ma doveva essere vittoria e vittoria è stata, perché nessun passo falso è concesso, sia in casa o fuori dai confini; il Napoli è condannato ad essere squadra di vertice e per il momento mantiene tutte le aspettative.
Due vittorie ed un pari all’esordio – che con un po’ di attenzione difensiva o arbitrale in più poteva essere successo – un ruolino di marcia che recita il sorriso e che segna una netta distanza tra il Napoli che fu è quello che è in questo preciso momento.

UNA PRESTAZIONE DA GRANDI

A Palermo, però, per la prima volta il Napoli non subisce gol; dopo i due di Pescara e i due casalinghi contro il Milan, Reina resta praticamente inoperoso. La differenza tra le due squadre s’è vista tutta e i rosanero, che pure avevano tenuto bene tatticamente il campo nel primo tempo pur non riuscendo mai a spingersi in avanti con decisione, sono crollati sotto i colpi azzurri; tra i meriti del Napoli, la capacità di non perdere la calma neanche quando il pallone proprio non voleva saperne di entrare.
È bastato un po’ di riposo nell’intervallo, qualche accorgimento tattico e la convinzione che la giocata del singolo avrebbe potuto mettere tutto in discesa. Meglio ancora, dunque, se le giocate sono due: ci ha pensato Piotr Zielinski, polacco di 22 anni, ad accendere la luce in apertura di secondo tempo, Hamsik l’ha poi spenta calando il sipario. Due colpi che illuminano la serata del Barbera e che regalano in sostanza la gara al Napoli. Perché se è vero com’è vero che è Callejòn a rimpolpare il successo ospite con la sua seconda doppietta di fila, è vero anche che il Palermo in campo non c’era più. La squadra di De Zerbi-Possanzini si scioglie e guarda al futuro, mentre Sarri plaude i suoi e può concedersi il lusso di cambiare le carte in tavola. Nella sua testa c’è Kiev e la capacità di mettere in ghiacciaia partite come questa sarà fondamentale per il Napoli di quest’anno.

TURNOVER SI, MA NON CHIAMATELO COSÌ

Nessun pericolo corso nei restanti minuti, la capacità di allargare il punteggio ed il gap in campo. Gli azzurri volano via che è una bellezza per chi guarda, capaci stavolta di integrare anche chi non ha mai fatto parte dell’undici titolare.
In campo c’erano Maggio, Zielinski e Milik, tre che lo scorso anno non c’erano o il terreno di gioco l’hanno visto pochissimo; il Napoli in versione siciliana, però, ha fatto bene a tutti, evidenziando che ogni calciatore della rosa può dare il suo contributo in ogni gara.
Per la fortuna di ogni tifoso napoletano, Sarri s’è sbugiardato da solo; non gli piacerà chiamarlo ‘turnover’, ma il Napoli di quest’anno può contare su più giocatori e su più qualità, permettendoci di andare a Palermo con innesti che sappiano variare la tattica e la tecnica della squadra. Sarà così anche nel prossimo mese, perché il ciclo serrato a Palermo è solo cominciato, e continuerà a Kiev tra due giorni.
Ma niente, ora, può fare paura; le potenzialità della squadra azzurra sono ancora nascoste e, in fondo, la stagione è ancora molto lunga.
Il tecnico ha ragione quando ammette che i giovani vanno aspettati, valutati, compresi e pure facilitati; ma i giovani azzurri sembrano già veterani con la giusta qualità nei piedi.
Senza voli pindarici, ma con la voglia di fare sempre meglio. A partire da Kiev.

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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