Dieci anni di declino, indirettamente proporzionale alle sorti del club. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis vince in campo, convince (gran parte de)i tifosi e la critica fuori, ma non attira più gente allo stadio. I dati sono inconfutabili: dagli oltre 22mila abbonati del 2007/08, la prima stagione targata ADL in massima serie, il crollo è stato perfettamente verticale.
Oggi la classifica degli abbonamenti vede il Napoli in zona retrocessione, con dietro solo Chievo Verona, i cui dati però non sono ancora stati resi noti, e Lazio, altro caso limite dell’estate.
Un fattore sicuramente preoccupante, perché se è vero che l’introduzione di nuove normative ha potuto frenare l’accesso di varie figure all’interno del San Paolo, è anche vero che i risultati sportivi ottenuti dal club nelle ultime stagioni avrebbero dovuto far schizzare l’amore e la passione del popolo azzurro ai massimi storici.
Proprio come fu dopo il ritorno in massima serie; il Napoli arrivava da una stagione esaltante in B, una cavalcata che aveva portato alla promozione diretta con Reja al comando e la sola Juve davanti agli azzurri, che nel finale di campionato furono promossi a braccetto coi gemellati del Genoa. Al primo ritorno in A dopo il fallimento, la squadra azzurra, che fu pure artefice di un’ottima stagione, fu accolta da ben 22852 abbonati, numeri che oggi significherebbero podio sicuro della particolare classifica.
Il San Paolo riuscì a reggere li egli di affluenza spettacolari: oltre 43mila spettatori in media con un impianto che non vide mai meno di 31mila paganti (in occasione della partita col Catania).
L’anno seguente, viste le felici vicende del club, il numero degli abbonati aumentò e si toccò quota 23mila; il San Paolo perse un po’ nelle medie complessive, ma i 60240 spettatori della gara interna con la Roma restano il numero più alto mai più ritoccato negli ultimi anni. La squadra passò da Reja a Donadoni, poi a Mazzarri, ma la disaffezione cominciò a mostrarsi ingenerosa: nel 2009/10 gli abbonati scesero a 17mila, per poi crollare definitivamente nella stagione successiva, quando le tessere emesse dal club furono solo 11820, numeri bassissimi per una società che ha sempre fatto del tifo del San Paolo uno dei maggiori punti di forza. Quell’anno, però, visti i buoni risultati del club, la media del San Paolo non crollò e addirittura superò i livelli prima raggiunti: furono oltre 45mila gli spettatori presenti a Fuorigrotta, e il massimo venne toccato in occasione della gara interna con la Juventus (58666 paganti), quando le attese furono rispettate con la tripletta vincente di Cavani che da solo schiantò la squadra bianconera.
La prima Champions del nuovo corso portò un lieve innalzamento di abbonamenti; nel 2011/12 le tessere salirono a 12mila, così come nel 2013/14, al primo anno Benitez. La coppa dalle grandi orecchie spinge il tifoso ad abbonarsi, visto che la prelazione per i biglietti delle sere europee è il giusto incentivo, ma per il resto la discesa continua senza sosta. Nel 2014/15 le tessere emesse furono di poco superiori alle 8mila unità, mentre lo scorso anno il crollo portò a soli 4mila abbonamenti.
Dopo la media di 30mila spettatori del secondo anno Benitez, però, nell’ultima stagione il San Paolo, grazie anche alla cavalcata del gruppo di Sarri, è tornato ad ospitare in media più di 33mila tifosi.
Dove sono le ragioni, dunque, di questo allontanamento? Le TV diventano di anno in anno più accoglienti, i prezzi, invece, no; contrariamente a quanto affermato da De Laurentiis nelle scorse settimane, i prezzi degli abbonamenti azzurri sono aumentati anche negli ultimi 7 anni, mentre sono rimasti pressoché simili solo per chi già figurava da vecchio abbonato.
Il rincaro dell’ultima estate ha fatto infuriare i tifosi, che infatti non rispondono alle chiamate del club: per il momento sono solo poco più di 5mila i tifosi azzurri abbonati alla nuova stagione e neanche più la partecipazione Champions sembra convincere gli appassionati.
Ma al Napoli quanto cambia? Probabilmente poco, visto che ormai gli introiti derivanti dai biglietti singoli sono più sostanziosi di quanto sarebbe al contrario. E i 40 euro per una presenza in curva spesi dai tifosi alla prima gara interna di campionato contro il Milan sono solo la prima prova.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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