Chiedetelo ai croati e vi diranno la verità. No, Varaždin non è Zagabria, ne passano più di 80 chilometri e, per quanto ne venga spesso indicata come sua parte, di certo non è la capitale. Lì, nel 1995, in una cittadina di neanche 50mila abitanti che s’affacciano ogni giorno sul Drava, nasce Marko Rog; eclettico, duttile, solido, talentuoso, maledettamente talentuoso. Tutto questo a soli 22 anni. La sua carriera è un crescendo annunciato, le tappe da casa sua alla capitale sono brevi: Varaždin, Spalato, Zagabria solo andata. Di ritorno non chiedete minimamente. Bravi quelli della Dinamo a prelevarlo nella sessione estiva di calciomercato di un anno fa, ma il contratto quinquennale firmato coi capitolini è solo un esercizio di retorica; è passato un anno e Marko, dopo un Europeo da astro nascente con la maglia del suo paese, ha già cambiato di nuovo maglia.
Il suo è un destino da predestinato; insieme con l’altro Marko, Pjaca, anche lui approdato in Italia alla Juventus, illuminano il cielo calcistico croato e in punta di piedi si sono presi già il presente. Bravo il Napoli che l’ha aspettato; si, perché Marko non avrebbe mai lasciato la capitale, quella che ha rincorso, senza prima fare un regalo a quelli che per un anno sono stati i suoi tifosi: nel preliminare di Champions la Dinamo vola e si prende la Coppa dalle grandi orecchie, la stessa dove Marko approderà da protagonista anche con la maglia azzurra.
Il talento è indiscutibile, così come indiscutibile è il suo valore. Ma parlare delle qualità di Rog sarebbe persino superfluo; il dato più interessante è di certo la sua esperienza, un ragazzo di 22 anni che già sa guardare in faccia ai grandi campioni del continente senza avere la benchè minima titubanza È sempre un valore aggiunto.
Il Napoli l’ha preso per arricchire il suo centrocampo e ha fatto bingo: il suo impatto con la Serie A e la Champions che vale dovrà essere graduale ma automatico, e noi per questo ci fidiamo della mano di Sarri.
Dove e come potrà giocare? Ovunque, ma soprattutto in modo diverso da come giocano gli elementi attuali e che il tecnico conosce già; la logica lo vedrebbe oggi perfetto al posto di Allan, perché come il brasiliano ringhia sui piedi avversari e marca il territorio, ma ancora più del brasiliano sa lanciarsi negli spazi e lanciare in porta i suoi compagni di squadra. Se poi Sarri dovesse pensare di utilizzarlo al posto di Jorginho o accanto all’italo-brasiliano in una mediana a due, non si farebbe spaventare dal compito e svolgerebbe con continuità e precisione le sue mansioni.
Non è un regista classico, ma sa impostare l’azione, spesso partendo palla al piede e arrivando nei pressi dell’area avversaria.
Tutte buone notizie, dunque? Si, anche se qualche lato oscuro del carattere il ragazzo ce l’ha. La giovane età e l’entusiasmo lo portano spesso a strafare, e qui il lavoro di Sarri sarà davvero fondamentale. Il calcio italiano presume un ordine tattico al quale lui non è forse abituato, ma sono dettagli che con il tempo possono essere risolti senza alcun problema di forma o di sostanza.
La cosa che più dovrebbe preoccupare sarà l’utilizzo: fino ad oggi Rog non ha dovuto minimamente faticare per scendere in campo, da talentino qual era e qual è ha scalato tutte le gerarchie, risultando fondamentale sin da subito nell’economia di gioco e nell’equilibrio delle sue squadre. Anche con la nazionale croata, se vogliamo, il suo spazio l’ha trovato mostrando tutte le qualità.
Ora, a Napoli, dovrà dimostrare di sapersi giocare il posto da titolare, magari provare a rubarlo a chi era già qui presente come fa da un po’ di settimane l’altro neo arrivato Zielinski.
Di certo, nei minuti in campo che Sarri gli concederà, dovrà dimostrare che il buono detto sul suo conto non scemerà da un momento all’altro e che l’investimento importante non è stato un errore.
15 milioni e bonus non è una cifra da tutti i giorni, ma uno con quella qualità e con la faccia da duro potrà mai sentirne il peso?
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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