Come un anno fa, ma con un finale diverso. È il destino che prova a prendersi gioco del Napoli, è il campo l’indicatore con più credito. Due gare di campionato sono già volate via e la squadra azzurra ha già mostrato indicazioni ben precise; non è un caso, ma i primi due episodi di quest’anno ricordano molto, per molti versi, i primi due episodi del campionato scorso.
Una sconfitta all’esordio con il Sassuolo, con un Napoli incapace di riacciuffare la gara, poi il pari alla prima casalinga contro la Samp di Eder; la doppietta di Higuain valse a poco vista la rimonta blucerchiato proprio in avvio di ripresa.
A Pescara sembrava potesse ripetersi la storia, lo stesso anche ieri sera; prima ci ha pensato Mertens ad impedire la sconfitta all’esordio, poi – dopo la doppietta di Milik – il carattere e Callejon hanno rilanciato il Napoli contro quel che restava del Milan nella prima di notte a Fuorigrotta.
“Un anno fa questa gara l’avremmo persa”, ha detto Sarri dopo Pescara; siamo convinti che penserà lo stesso anche oggi, con gli azzurri capaci di rialzarsi dopo due gol incassati andandosi a prendere una vittoria larga quanto importante prima della sosta per le nazionali e della chiusura definitiva del calciomercato.
C’ERANO UN POLACCO ED UNO SPAGNOLO
È stata la notte di Arkadiusz Milik, ma si è visto un Napoli bello nel complesso. Il gioco c’è, ed è lo stesso, spettacolare di un anno fa; le gambe, invece, un po’ di meno, ma è normale per una squadra che, dopo un ritiro di venti giorni a Dimaro, ha il bisogno di arrivare ‘viva alla spiaggia’, tanto per citare un vecchio allenatore.
E se le gambe sono ancora pesanti, pesante non lo è sicuramente la testa; il Napoli passeggia e non forza la mano, ma dopo mezz’ora di gioco è già sul 2-0; tutti in piedi per Milik, al posto giusto nel momento giusto, assistito dalla sorte e dalla natura, che gli regalano quel nome eroico e quel fisico mitologico. Il piede mancino fa quello che vuole, l’intesa coi compagni è già ad un ottimo punto.
Non parla italiano, ma parla la lingua del gioco, un esperanto bellissimo quanto necessario per chi vuole raccogliere eredità importanti. Il blackout, però, è sempre dietro l’angolo e regala al Milan due gol assolutamente evitabili; Niang e Suso spaventano, ma quando il gioco si fa duro in campo ci vanno i duri, quindi è il turno di Callejon, terzo marcatore stagionale capace di rimettere in discesa le cose ed apporre il sigillo finale in pieno recupero.
MERCATO E ‘SOGNO’ CAVANI
La prima fase è scivolata via. Due settimane, due gare, ora la sosta; le nazionali porteranno via da Castel Volturno un bel po’ di giocatori, ma Sarri potrà lavorare col materiale tecnico ed umano che gli resterà. In ritiro è arrivato Diawara da due giorni, ieri sera è sbarcato a Napoli anche Rog. Il tecnico dovrà integrarli quanto prima perché a questo Napoli servono per cambiare marcia a partita in corso o dal primo minuto, com’è già stato per Zielinski, fondamentale nelle prime due uscite.
La macchia dello scorso anno è rodata, ma il ‘nuovo’ Napoli già c’è; nuovo perché il mercato azzurro non è ancora finito qui e rischia di preparare diverse sorprese in questi ultimi giorni.
Dopo il Milan, Sarri ha chiesto a gran voce un difensore, viste le difficoltà di Tonelli e le partenze per la Coppa d’Africa di Koulibaly e Ghoulam subito dopo Natale. Albiol mostra un po’ di appannamento e al momento c’è il solo Chiriches a coprire le spalle. Il tecnico ha formalmente salutato anche Gabbiadini (“Se vuole andare via, lo capisco”), pronto a lasciare l’azzurro. In entrata Maksimovic e una nuova punta. Si chiudono le porte di Kalinic che Sousa non vuole perdere, si riapre il discorso Cavani; un sogno, si, ma i napoletani ai sogni ci credono. Anche De Laurentiis, forse, che nonostante Milik potrebbe provare il colpo da novanta.
A quel punto, e solo a quel punto, il mercato sarebbe davvero completo.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)