Inutile girarci attorno: anche se in termini diversi, la cessione di Gonzalo Higuain alla Juventus ha toccato il cuore di tutti i tifosi del Napoli. C’è chi si è arrabbiato, chi ha pianto, chi invece è riuscito a prenderla addirittura con filosofia, conscio che nel calcio moderno il romanticismo non esiste. Tra questi, c’è anche chi ha avuto bisogno di esplicare tutto ciò che provava dentro dopo questo tradimento. Ed è per tale motivo che, in questo spazio dedicato alla consueta rubrica Ditelo Voi, stasera scegliamo di pubblicare la lettera di Mattia D’Ambrosio, un tifoso napoletano che come molti avrebbe sperato in un comportamento diverso da parte dell’argentino.
“Caro e ormai stramaledetto Gonzalo,
Tre anni fa arrivasti a Napoli con la reputazione di panchinaro di lusso del Real Madrid e in uno stato fisico non proprio invidiabile. Pian piano hai sopperito alla mancanza di Cavani con le tue giocate, con i tuoi gol e con i tuoi sopraffini assist.
Hai rapidamente scalato le gerarchie del cuore di noi tifosi napoletani, arrivando sulla vetta in men che non si dica”, spiega D’Ambrosio.
La mente viaggia soprattutto ai fallimenti di questi tre anni, perché nonostante quelli ad Higuain Napoli non ha mai voltato le spalle: “Ricordi Napoli-Arsenal? Hai pianto come un bambino a cui è stato tolto il suo giocattolo preferito, proprio come noi abbiamo versato lacrime di delusione e ingiustizia quella sera. Eri uno di noi in quel momento, lo sei sempre stato UNO DI NOI. Non solo quando hai segnato 36 gol in un solo campionato, battendo il record di un certo Gunnar Nordahl, non solo quando ci hai regalato la Supercoppa Italiana a Doha, non solo quando era tutto rose e fiori. Sei stato uno di noi quando ti sei fatto ipnotizzare a tu per tu con Neuer in una finale del campionato Mondiale, sei stato uno di noi quando hai sbagliato il rigore decisivo per l’accesso ai preliminari di Champions League contro la Lazio, sei stato uno di noi quando hai fallito una grandissima occasione in semifinale con il Dnipro, sei stato uno di noi quando hai sbagliato il rigore contro il Cile in Coppa America e sei persino stato uno di noi quando quest’anno hai avuto sulla coscienza un’altra finale della Coppa America”
“Ora mi preme chiederti una cosa”, spiega il tifoso. Una domanda, che in realtà, avremmo voluto fargli tutti: “Chi c’era a consolarti e difenderti quando più di mezza Argentina ti chiamava “Figlio di puttana”? Noi. Chi c’era a difenderti quando hai inanellato una serie improponibile di rigori sbagliati? Noi.
Si sa, noi tifosi napoletani abbiamo tutti i difetti del mondo: siamo permalosi, esigenti, a volte ignoranti. Ma non siamo vigliacchi; non lasciamo soli i nostri leader. Tu, Gonzalo, sei sempre stato uno di noi. Ma sai cosa penso? Che tu sei stato uno di noi, mentre noi non siamo mai stati in te. Nelle tue lacrime di fine stagione mi ero illuso, credevo per davvero che scaturissero dal fatto che ci tenevi davvero a far vincere il terzo Scudetto al Napoli. Mi sbagliavo, quelle erano lacrime di egoismo, perchè hai avuto paura che non saresti riuscito a battere il record di gol in Serie A in una stagione. E indovina un po’, chi c’era a incitarti in quella sera di metá maggio contro il Frosinone, quando ormai il record sembrava un lontano miraggio? Io, noi, tutti noi. Abbiamo pianto per te, ma forse tu non hai mai pianto per noi.
Hai pianto per te stesso, solo per te stesso“.
Ora Higuain è andato via e dovremo farci l’abitudine. E ce le faremo, perché il Napoli non è mai stato soltanto un giocatore, ma un concetto d’amore: “Hai fatto la scelta più conveniente, hai firmato per una Squadra con la quale quasi sicuramente vincerai uno Scudetto e avrai buone possibilità di conquistare la Champions League, avrai così l’opportunità di accrescere il tuo Palmarès e il tuo ingordo ego. Ricorda che a Napoli saresti potuto diventare un Re, mentre a Torino sarai soltanto uno dei tanti sudditi della società più importante d’Italia. A Napoli saresti potuto essere IL, e non UN.
Se sei un uomo, un vero Uomo, non chiedere scusa a noi napoletani: saresti troppo vile. A noi non servono le scuse di un grandissimo calciatore la cui forza calcistica è inversamente proporzionale alla grandezza e integrità morale. Sarebbe saggio chiedere scusa ai tuoi compagni di squadra che ti hanno permesso di battere il record dei record. Sarebbe ancor più saggio chiedere scusa a Maurizio Sarri, un padre, maestro di calcio e di vita, che ti ha trattato come se tu fossi stato tuo figlio. Noi napoletani scuse non ne vogliamo, siamo abituati a cose ben peggiori.
Sei stato uno di noi, ma ricorda che i giocatori vanno e vengono, la fede resta sempre“.
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