Higuain va, Higuain resta. Per adesso la sola cosa che l’argentino deve fare è arrivare a Dimaro tra 4 giorni, perché con la sua presenza accanto ad Aurelio De Laurentiis tante cose verranno allo scoperto e parecchie altre definiranno il futuro e le intenzioni dell’attuale numero 9 del Napoli, sulle cui spalle il presidente azzurro ha scaricato le responsabilità.
E non potrebbe essere altrimenti: con una clausola di rescissione in ballo che ti costringe ad accettare l’eventuale offerta ricevuta in grado di pareggiare i 94,7 milioni di euro regolarmente previsti dal contratto, per forza di cose poi a decidere sarebbe il giocatore, anche se è innegabile che quanto detto ieri da ADL in conferenza stampa corrisponde a verità: “Sarebbe un controsenso vedere Higuain con la maglia della Juventus dopo che per tutto l’anno passato ha cantato ‘Un giorno all’improvviso’ sotto alla curva con i tifosi del Napoli. Vedremo se tradirà o meno i nostri colori”.
E’ altrettanto vero che a decidere non sarà il solo Gonzalo Higuain: suo fratello Nicolas, che abbiamo scoperto esserne anche colui che ne cura gli interessi, sta portando avanti una strategia per coltivare esclusivamente quelli che sono i propri interessi. Non si spiega altrimenti il repentino cambio di opinione sul progetto tecnico del Napoli. De Laurentiis preferisce non tenere in considerazione l’Higuain procuratore e punta invece sull’aspetto di riconoscenza e di affetto che nel tempo si è venuto a creare tra la città e l’Higuain che veramente conta, quello che fa il calciatore.
La questione alla fine è sempre la stessa: “il calcio è un business”, “queste cose fanno parte dello sport e di questo sport in particolare”, “non esistono più le bandiere”, ecc…ed in effetti la riconoscenza è rara come un gol decisivo in rovesciata all’ultima giornata di campionato che ti permette di vincere la classifica capocannonieri e fa di te il bomber più prolifico di tutti i tempi in Serie A. Ah, è già successo?…
di Salvatore Lavino (@sal85lav)
