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ADL, LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO – Le mancate domande della conferenza

 

Da Higuain a Koulibaly, dal calciomercato impellente agli affari di campo e degli uffici del calcio italiano. Aurelio De Laurentiis si regala alla stampa – solo carta stampata e Tv – in una conferenza fiume, oltre quaranta minuti di batti e risposta, poco batti e molta risposta.
Le parole del presidentissimo hanno già fatto il giro del globo, tra le mani avanti su Higuain fino a quel “lei ha già vinto, perché dodici anni fa era nella merda” che fa discutere da molte ore.
Eppure, l’ultima esternazione di ADL, quella che maggiormente sembra essere rimasta nella testa dei tifosi, non è l’unico passaggio oscuro di una chiacchierata che ha toccato molti punti, alcuni molto leciti – “I giochi strategici del fratello di Higuain non mi interessano” -, altri forse meno – “Abbiamo aumentato gli abbonamenti dopo 7 anni; prima volete gli acquisti costosi e poi non volete spendere”.

“NON HO MAI PARLATO CON HIGUAIN” – Datore di lavoro e lavoratore, dunque, non si sono mai parlati. Dallo scorso maggio, nessuno della società ha più tenuto contatti con l’argentino, che nel frattempo giocava con l’Argentina la Copa America e poi andava in vacanza. Il riposo è intoccabile, soprattutto per un calciatore che non torna a casa o mette a posto il fisico da un anno, ma non sarebbe stato meglio parlare con Higuain sul finire della scorsa stagione, blindarlo o comunque capirne le volontà in vista di un’estate che – e lo si sapeva – si preannunciava caldissima? Ancora una volta, probabilmente, il Napoli si è fatto prendere in contropiede da calciatori (e loro entourage) che credono di poter fare il bello è il cattivo tempo, ritrovandosi in mezzo ad una tempesta di mercato che ricade su tifosi ed ambiente e non permette alla società di costruire il futuro con serenità.

“CON TAVECCHIO NON SI È SVECCHIATO NULLA” – Due anni dopo, la storia si capovolge. Adesso il caro Carlo Tavecchio è un “ultracentenario” che non ha dato nulla al calcio italiano nel primo biennio di presidenza. Ha ragione De Laurentiis, il movimento calcistico del paese non solo non è stato innovato, ma non ha neanche cominciato a camminare verso lidi di speranza per un miglioramento.
“Complimenti a Tavecchio e un grande in bocca al lupo a Conte ! In pochi giorni siamo usciti dall’immobilismo delle ultime settimane. Il calcio ha bisogno di poche chiacchiere e molti fatti concreti”. Questo il tweet che ADL condivideva nell’agosto del 2014 all’indomani della scelta presidenziale e della guida tecnica per la nazionale.
Nella sala stampa di Dimaro, però, nessuno ha pensato di replicare: “È allora perché l’ha votato?”

“CHI VIENE A FARE LA RISERVA DI HYSAJ?” – Fare mercato oggi non è sicuramente facile, eppure le precisazioni di De Laurentiis sembrano, almeno un tantino, azzardate. È difficile trovare il calciatore giusto, certo, se poi si pretende che un solo calciatore faccia “il terzino a destra, ma anche a sinistra, sia ambidestro e sia disposto a fare la riserva di Hysaj che lo scorso anno ha fatto bene” è ancora più complicato.
Premesso che il campionato dell’albanese sia stato sicuramente convincente e più che sufficiente, tutti converranno che non stiamo parlando (o almeno, non stiamo parlando ancora) di un fuoriclasse del ruolo che non ha concorrenza nella sua zona. Perché, dunque, non provare a scatenare con un acquisto importante un dualismo che, per una squadra attesa in campionato e Champions, potrebbe essere più che fondamentale? Anche qui, la dinamica pare essere simile a quella dello scorso gennaio, quando quel “È difficile migliorare una squadra prima in classifica” fu la più grande colpa del Napoli.

“LEI HA GIÀ VINTO, DODICI ANNI FA NUOTAVA NELLA MERDA” – Ed eccoci al punto, alla chiosa di una conferenza che non fa felici vincitori né vinti. La risposta di De Laurentiis era indirizzata nello specifico a Gennaro Montuori, storico esponente del tifo napoletano che spesso in passato ha fatto da raccordo tra tifoseria e società, ma ha fatto infuriare tutti i tifosi e ha preso spazio sui giornali. Dodici anni fa, ovvero prima del suo arrivo, il Napoli era impelagato in bassifondi giuridici e sportivi da cui, grazie anche e soprattutto ad ADL, ha saputo rialzarsi. Ma che senso ha, a dodici anni di distanza, ancora puntualizzarlo?
Il Napoli è andato avanti, è cresciuto, ha saputo scalare vette e classifiche ed adesso attende solo una cosa: la vittoria, quella importante. Il processo di risalita è terminato, perché oltre il secondo posto c’è solo il primo. Ma per raggiungerlo servono investimenti seri dentro e fuori dal campo, investimenti che non sempre ti portano a chiudere in utile il bilancio. Anzi, quasi mai.
Il “Tu sì napulitano, Napoli è una città difficile”, affermato tra il serio e l’irriverente, è una scusa che probabilmente non regge più e di certo non accontenta una tifoseria che, nonostante le difficoltà, non ha mai fatto mancare il suo appoggio negli ultimi dodici anni.

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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