Secondo posto solo dietro la Juve e una Champions da affrontare. Il Napoli riparte da qui, dopo più di un decennio di gestione De Laurentiis ed un fallimento che rischiava di far sprofondare per sempre la prima squadra del meridione. L’azzurro, però, ripartì dalle serie minori, da un gruppo di calciatori che ha contribuito a gettare le basi per una rinascita ed una risalita che hanno concesso al Napoli la possibilità di ritrovarsi dov’è oggi, nel gotha del calcio italiano ed europeo. Protagonista di quel gruppo fu senza dubbio Gaetano Fontana, calabrese di nascita e napoletano d’adozione, uno dei calciatori più apprezzati dal popolo azzurro dopo un biennio che consentì alla squadra napoletana il primo passo verso la scalata dalla C alla A. Ora, a dieci anni dai saluti, Fontana è un allenatore in rampa di lancio, ma non scorda i suoi anni a Napoli, così come raccontato ai microfoni di Napolicalciolive.
Lei è stato un centrocampista molto stimato, quindi partiamo dalla mediana: il centrocampo del Napoli va stravolto o solo migliorato?
“Sento da più parti che il Napoli sta lavorando con energia per migliorare il reparto; la questione è soprattutto numerica, perché non si può affrontare una stagione lunga e dispendiosa senza un numero adatto tra titolari ed alternative. Il prossimo anno per il Napoli sarà diverso dall’ultimo, la Champions richiede altre energie, sarebbe difficile poi lottare su tutti i tre fronti che aspettano gli azzurri se non si fa qualcosa sul mercato”.
Si fanno tanti nomi, ma i più caldi e veritieri potrebbero essere quelli di Zielinski, Herrera e Soriano. Quale sarebbe il più adatto al Napoli?
“Sono tre calciatori molto validi, ma tutti molto diversi tra loro; con il lavoro di Sarri possono essere tutte alternative efficaci. Zielinski ha giocato ad Empoli e, anche se con un altro allenatore, penso conosca almeno un po’ l’idea di gioco di Sarri, gli altri due invece andrebbero inseriti da zero, non essendo spiccatamente offensivi”.
Uno dei migliori della scorsa stagione è stato Jorginho: può essere l’anno della definitiva consacrazione per lui?
“Assolutamente si. Ha dimostrato tutto il suo valore lo scorso anno, è stato il primo ad interpretare in un certo modo il gioco che Sarri chiedeva. Sono convinto che potrà consacrarsi e potrà essere importante al Napoli quanto al nuovo corso della nazionale”.
Altro protagonista della mediana è stato e sarà ancora Hamsik. Crede che lo slovacco chiuderà la carriera a Napoli?
“Ora come ora è difficile capire cosa passi per la testa sia di Hamsik che della società, ma dai comportamenti dello slovacco pare che lui da Napoli non abbia intenzione di muoversi. Penso che il Napoli saprà gestire la situazione, magari offrendogli un adeguamento di contratto. Hamsik ha fatto molto bene all’Europeo, mostrando tutte le sue qualità, quindi è normale che altri club europei si siano interessati a lui”.
Tornando al suo Napoli, può raccontarci qualche aneddoto che porta nei suoi ricordi?
“Di cose da raccontare ce ne sarebbero tante, ma vedendo dov’è il Napoli oggi mi viene da dire che il mio Napoli era una squadra con la tuta da lavoro e non in giacca e cravatta come oggi (ride ndr). Al di là delle battute, oggi il club azzurro è abituato a palcoscenici importanti, io ed i miei compagni contribuimmo alla creazione delle basi per la società che vedete oggi; chiunque facesse parte di quel progetto si sentiva onorato di vestire la maglia del Napoli, sapevamo che saremmo rimasti nella storia e legati a vita a questo club”.
A cura di Danilo Conforti
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