PAQUIPEDIA – Nicola Amoruso, più forte di Higuain

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Qualcuno ha detto di lui «Nicola Amoruso è più forte di Higuain».
No, vi prego, non abbandoniamoci ai commenti beceri e tralasciamo il turpiloquio. Questa è una rubrica seria e qualsiasi affermazione merita rispetto e considerazione. Pure quando non trova assolutamente il favore di pubblico, critica, tifosi, addetti ai lavori e gente che del calcio ne ignora l’esistenza.
Nessuno giammai ha dubitato, e dubita tutt’ora, delle sue doti calcistiche, di un numero ragguardevole di gol realizzati in giro per l’Italia, tuttavia con quella maglia azzurra non è che abbia fatto faville.

Annus domini 2000, un Napoli fresco di ritorno in serie A affida la propria panchina a Zdenek Zeman, taciturno tecnico boemo con le idee chiare e il desiderio di far brillare gli occhi ai sostenitori azzurri. Lo smilzo con la sigaretta perennemente tra le labbra chiede a gran voce un paio di rinforzi per rendere competitivo il Napoli: Di Vaio, Di Michele, Di Biagio e pure Di Francesco. Calciatori che il mister conosce bene e intorno ai quali costruire un undici di ragazzi votati all’attacco e al sacrificio. Arrivano nell’ordine: Moriero, Fresi, Sesa e pure Amoruso. Zeman rilegge i nomi sulla propria lista e, silenziosamente, fa spallucce. Lo stesso fa Corbelli che se la ride coi procuratori amici di amici che gli hanno garantito «Solo il meglio per il grande Napoli». Una sottile ironia non compresa a pieno dall’imprenditore con la pelata e i baffi spazzolati bene. Il boemo incassa e comincia a lavorare. Forte del miracolo foggiano, chiede al riccioluto centravanti nato a Cerignola di ispirarsi a Beppe Signori, a Gigi Casiraghi e, se gli avanza tempo, di riguardare qualche VHS in cui Marco Del Vecchio la mette dentro. «Tranquillo mister» risponde il ragazzo con addosso la numero 9.
Ma l’album dei calciatori viene sfogliato appena e nel videoregistratore devono finirci cassette con film cult degli anni ’90, magari una con Silvester Stallone nei panni di “Rambo”. Questo spiegherebbe l’isolamento di Nick da Cerignola dall’area di rigore. Una terra promessa che lui vede solo da lontano o con i timidi approcci di un primo appuntamento. «Non temere mister, mi rifaccio domenica prossima» continua a ripetere il ragazzo, mentre a Zeman viene dato il benservito e arriva sulla panchina Emiliano Mondonico, che parla molto, ha il viso rubizzo ma sembra un santone in fatto di salvezze.

Porta con se Gaetano Fontana, prossimo ai 40 anni, tuttavia uno abituato ai campionati coi punti da mettere in cascina per rimanere in serie A. Arriva anche Edmundo, calciatore dal carattere sanguigno ma pure dalla tecnica innegabile. E finiscono ai margini del progetto quei calciatori decantati a inizio estate che cominciano a far la polvere a bordo campo. Il Napoli annaspa, ha qualche slancio di gloria e qualcuno di euforia, ma niente di tutto questo serve e salvare faccia e campionato.
A fine anno c’è l’esodo, tra svincoli, mancati rinnovi e qualche buonuscita per alleggerire il monte stipendi. Tra questi Nicola Amoruso, quello che in dote porta con sé 10 centri in maglia azzurra in 30 partite.
Non si sentirà più parlare di lui, ex campione che navigherà di bolina fino al ritiro e al passaggio dietro una scrivania col ruolo di direttore sportivo. Eppure, qualche buontempone decide di fare il suo nome una sera d’estate. Capo canuto, occhiali spessi e faccia convinta: «Nicola Amoruso è più forte di Higuain». Alla luce della stagione appena conclusa, evitando epiteti e sarcasmo, lasciateci pensare che il caldo, talvolta, dia davvero alla testa.

 

A cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)

 

 

 

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