Dal Napoli a Bordeaux, lo strano destino di Zaza

Simone Zaza
Simone Zaza (@Getty Images)

 

140 giorni, tanto è il tempo passato dalla sera di Juventus-Napoli dello scorso 13 febbraio. Una partita noiosa, bloccata, che ha deciso forse in parte il finale di campionato. La Juve vince nei minuti finali e sorpassa il Napoli in vetta alla classifica; a santificare i bianconeri è Simone Zaza, 25enne entrato in campo proprio qualche minuto prima per provare a dare ai padroni di casa qualcosa in più dopo una gara quasi completamente abulica.
Al 90° manca pochissimo e dal piede di Zaza parte il tiro che, indirizzato malamente con una sfortunata deviazione di Albiol, beffa un quasi incolpevole Reina e segna a tutti gli effetti il cambio d’inerzia del campionato del Napoli, da lì costretto poi a rincorrere e non più a fuggire.

In questi 140 giorni, il ragazzo di Policoro, fidanzato con una famosa fashion blogger, ha saputo conquistarsi la nazionale, per i più in modo inspiegabile. Con una stagione da 8 reti complessive tra Serie A, Coppa e Champions ed un minutaggio che neanche arrivava a mille minuti, Zaza ha fatto meno e meno bene di gente come Pavoletti, Belotti, lo stesso Gabbiadini, più presente e più prolifico dietro Higuain. Considerato come quarta punta alle spalle di Dybala, Mandzukic e Morata, per l’ex Sassuolo non dev’essere stato facile farsi spazio, così come per Conte non dev’essere stato facile motivare la sua convocazione. Una convocazione che, sul più bello, si rivolta contro lo stesso (oramai ex) CT della nazionale; i calci di rigore, infatti, di Germania-Italia lo mettono Sull’altare dei sacrificati. Lui, entrato al minuto 120 al posto di Chiellini proprio per presentarsi dal dischetto, dopo una rincorsa incerta che ora fa il giro degli sfottò sui social, la spara dove non dovrebbe andare, di fatto condannando l’Italia al primo errore della serata.
Questa volta nessuna deviazione fortunosa e nessuna vittima illustre. Neuer ringrazia, così come fa con Pelle, Bonucci e Darmian. E gran parte del paese sarà ancora lì, a congratularsi col cuore dell’Italia ed a chiedermi se non si potesse realmente fare meglio.

 

 

 

 

 

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