La prima fase degli Europei di Francia è ormai consegnata agli archivi. Con le gare di ieri, infatti, si è chiusa la parte relativa ai gironi che ha promosso le prime due di ognuno dei sei gruppi, più le quattro migliori terze sulle sei complessive. Un regolarmente criptico, problematico, che esprime al meglio la natura di questo europeo di transizione, visto che il prossimo del 2020, oltre ad essere il primo Europeo itinerante, organizzato contemporaneamente in più paesi, sarà anche il primo a 30 squadre, come programmato dall’Uefa negli scorsi anni.
Il tabellone ha composto tutti gli accoppiamenti, denunciando tutta la disparità di trattamento: dal lato destro, infatti, ripartiranno quasi tutte le nazionali più quotate, dalla Spagna alla Germania, dalla Francia all’Inghilterra. Anche l’Italia, nonostante il primo posto nel suo girone, dovrà ripartire da lì, impegnata lunedì proprio contro i campioni in carica della Spagna nel più classico dei derby europei, molte volte riproposto negli ultimi anni.
La nazionale di Antonio Conte ha chiuso male il suo trittico di gare, visto che dopo i primi due successi con Belgio e Svezia è arrivata la prima sconfitta per mano dell’Irlanda (qualificata come terza grazie alla vittoria di ieri sera). Una sconfitta indolore, è vero, ma che potrebbe lasciare qualche scoria nel gruppo azzurro, un gruppo che ieri ha lasciato spazio in campo a chi nelle prime due uscite il campo l’aveva visto poco.
Così il suo spazio se l’è preso anche Lorenzo Insigne: il napoletano ci ha messo pochi secondi per farsi conoscere, fermandosi però solo contro il palo che, a seguito di una bellissima azione, gli ha negato la gioia del gol.
Per la squadra di Conte, che non è mai parsa realmente una big dal punto di vista del gioco in questo Europeo, incontrare la Spagna anzichè la Croazia (altra probabile contendente) potrebbe essere una fortuna; con le Furie Rosse, infatti, potrebbe ripetersi quanto visto col Belgio, ossia una squadra forte in avanti ma che difensivamente concede più di un’occasione, una manna dal cielo per le squadre che difendono e ripartono, ben organizzate tatticamente come questa Italia.
E per Insigne? Nel corso di queste prime tre uscite è stato chiaro che la qualità dei singoli non è il primo parametro per il CT, che preferisce puntare su cuore e nervi anzichè dare spazio alla qualità di questo o quell’altro estroso interprete. Una scelta che, fino ad ora, ha pagato, e che forse non consentirà ad Insigne di avere ancora tantissime occasioni in questa Italia che si prepara a vivere ogni gara da qui alla fine come la gara della vita.
Si tornerà a Pellé-Eder, a Parolo con Giaccherini in mezzo al campo, senza smuovere quella costruzione tattica, il 3-5-2, che oggi sembra la principale arma di questa Italia. Da perdere non c’è nulla e ogni passo in avanti sarà un passo guadagnato. Buon per Conte.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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