E domani tocca a noi. Cioè, tocca a loro, agli azzurri, non quelli del Napoli ma quelli che in questo momento vestono la maglia dell’Italia. Non so se vi schierate fra gli slovacchi per Hamsik, fra gli albanesi per Hysaj o magari fra i romeni per capitan Chiriches. L’unica cosa certa è che se l’Italia supera i quarti di finale, magari con un gol di Insigne, dimenticherete tutte le passioncelle esotiche e tornerete a basare il vostro tifo sulla carta d’identità. Come è normale che sia.
NAPOLETANO JUVENTINO? NO, ITALIANO BELGA – E già, perché durante l’anno siamo tutti pronti a prendercela con il napoletano juventino, quello che lo schifano a Napoli e pure a Torino, perché ha deciso di non tifare per la squadra della sua città. La tipica ‘accusa’ da tifosi, ché effettivamente poter sostenere la propria squadra ogni domenica allo stadio è tutt’altra storia rispetto ad andarsi a vedere Juve-Napoli allo Stadium, un po’ come l’amore consumato e l’amore a distanza. Ma allora perché tifare tipo Belgio? Perché ci gioca Mertens? E se Dries fra un mese dovesse andare – ad esempio – all’Arsenal, che facciamo, tifiamo Gunners o ci pentiamo di aver sostenuto i colori sbagliati? Il bello di una passione è anche poterla festeggiare con gli amici per strada, cantando a squarciagola motivetti senza senso sgraffignati da canzoni che un senso ce l’hanno eccome, dimenticando tutti i problemi e stappando tutti insieme un birrozzo ghiacciato. Tifare per la Nazionale, poi, è bello anche perché per un po’ si dimenticano le rivalità di campionato e ci si riunisce pure con i ‘nemici’ delle altre squadre. Conta solo la bandiera di quel momento. E’ come la guerra, però non ci si spara e non ci si ammazza. Salvo hooligans e imbecilli vari, of course.
CONTI PERCHE’ NON SEI SOLO UN CONTE – E allora ragazzi, via tutti i mugugni e le (sacrosante) perplessità. Imbracciamo trombetta e bandiera e sosteniamola dal primo momento. Di certo meglio che pentirci e saltare poi sul carro in corsa, ammesso e non concesso che ‘sto benedetto carro inizi davvero a correre. Già, perché sul fatto che siamo di fronte all’azzurro più scarso degli ultimi decenni ci sono ben pochi dubbi, ivi compreso quell’allenatore così egocentrico. Le scelte di Conte non sono cervellotiche né sbagliate, sono solo dettate dalla voglia di lasciare un segno personale che va oltre l’interesse per il successo della squadra. Posizione tutt’altro che condivisibile, non a caso viene da un allenatore a orologeria, capitano poco coraggioso che già da tempo ha deciso di lasciare la nave al suo destino. Ma questo non ci deve interessare. E’ proprio Conte a dimostrarlo: gli uomini vanno, ciò che resta sono le maglie e le bandiere, le stesse che TUTTI voi (sono pronto a scommetterci) dieci anni fa sventolavate in preda al delirio più totale. Poi magari segna pure Lorenzo, alla faccia del giddì che non lo vede proprio, e allora oltre all’orgoglio nazionale soddisferemo pure quello cittadino. Quindi bando alle polemiche e salite sul carro, altrimenti poi se succede (ma non succede) vi sentirete come i napoletani-juventini. Non deve essere proprio il massimo della vita.
di Antonio Papa (Twitter @antoniopapapapa)
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