Di questi tempi, il Napoli è sempre solito rendere noto quello che sarà il primo acquisto della stagione successiva. Un paio di anni fa si trattò di Koulibaly, quest’anno di Tonelli. Ovviamente, anche l’anno scorso la “tradizione” ha preso piede, con il Presidente De Laurentiis che, felice per il colpo, aveva sfoderato un sorriso smagliante per la sua foto con Mirko Valdifiori. I sorrisi sono però scemati quasi subito, lasciando spazio a molte perplessità. A Tonelli, ovviamente, auguriamo un destino ben diverso. Ma chissà che l’essere arrivato in pompa magna non abbia fatto male al centrocampista che, forse, è stato preso nel momento sbagliato della carriera.
Eppure, come dicevamo poc’anzi, ilarità e giubilo erano all’ordine del giorno prima e dopo l’acquisto dell’ex centrocampista dell’Empoli: da tempo il Napoli cercava infatti un regista puro di centrocampo, dopo il fallimento in tal senso di un Inler comunque adattato ad un ruolo non troppo suo e la disastrosa stagione precedente di Jorginho in un modulo diverso, che ne aveva pregiudicato la bontà in campo. Valdifiori, che con le sue geometrie toscane aveva conquistato persino la Nazionale, giocando contro l’Inghilterra, sembrava avere tutto per sfondare nel Napoli: lo star power derivato da una stagione fantastica e dall’esordio con gli Azzurri, tecnica di base sopraffina e voglia di emergere dopo tanti anni trascorsi all’ombra di qualcun’altro e conditi da un’incessante gavetta. E all’inizio le cose sembravano andare anche bene: Valdifiori dettava le geometrie con un tocco e via, mantenendo benissimo le posizioni nelle amichevoli estive, che si trattasse di selezioni minori o del Porto. Un giocatore ordinato, disciplinato e di certo volenteroso. Dopo le prime tre gare di campionato, però, tutto è cambiato, e Valdifiori ha mostrato quella che effettivamente è stata la sua vera anima azzurra: quella di un giocatore troppo lento, eccessivamente timido e poco propenso alle responsabilità di verticalizzazione, perennemente in ritardo sulle giocate avversarie e per questo gravato spesso di ammonizioni a seguito di interventi scorretti. Lui che doveva essere il re del centrocampo ha finito per lasciare sovente quel reparto in situazioni di inferiorità numerica tattica. E, a quel punto, persino il suo mentore Sarri non ha potuto far nulla per salvarlo, sfruttando la giovane voglia di rivalsa di Jorginho, forse tecnicamente inferiore rispetto al suo pari ruolo ma comunque più preparato a livello di grinta e senso della posizione. Il Napoli ha trovato dunque il suo regista per il corso della stagione. Solo, non si trattava di Valdifiori. E la storia al San Paolo del centrocampista è ormai finita.
Le varianti da tenere in considerazione sono moltissime: dalle pressioni dell’agente, che ormai ripete da giorni come il suo assistito debba lasciare il club a causa della brutta gestione di Sarri, al reale valore del calciatore, forse eccessivamente sopravvalutato dopo una sola stagione a buoni livelli in Serie A. Probabilmente Valdifiori non è risultato impeccabile anche e soprattutto per via di un’età che ormai sembra avanzare troppo e precludergli un’altra possibilità in tal senso. Non è detto però, però, che un rilancio in un club di medio-alta fascia non possa regalargli qualche nuova soddisfazione in carriera. Non è nemmeno sbagliato, in fondo, ammettere come Valdifiori si sia trovato in una situazione scomoda, quella di dover gestire il centrocampo di una squadra come il Napoli. Di certo, poi, il mediano ha dovuto fare i conti con l’esplosione di un Jorginho mai così forte e, soprattutto, con il peso di essere passato da una squadra di provincia ad una piazza esigente come Napoli, che nel corso degli anni ha fatto più di una “vittima”. L’errore principale, da imputare questa volta alla società, è stato forse non capire come la stagione scorsa non fosse il punto di partenza ma quello di arrivo del meglio di Valdifiori. Così, nel mercato estivo, i partenopei saluteranno l’ennesimo regista triste, quel Mirko Valdifiori che a conti fatti ha rappresentato l’unico vera delusione della stagione azzurra: un peccato enorme per un ragazzo che attendeva la consacrazione all’ombra del San Paolo e che invece potrebbe essere costretto a cercarla altrove.