Edy Reja, allenatore dell’Atalanta che ha condotto gli orobici ad una brillante salvezza, ha rilasciato un’intervista al quotidiano ‘L’Avvenire’ nella sua edizione odierna parlando del legame con Napoli ed i tifosi azzurri. Il tecnico goriziano ha affermato: “Il calcio fa parte della mia vita da sempre. Quando ero piccolo chiedevo nelle letterine a San Nicolò di ricevere un pallone di cuoio in regalo al posto delle solite arance e mutande, e finalmente quando ebbi il dono tanto desiderato ricordo che lo portai a letto con me. Il Reja allenatore migliore del Reja calciatore? Senza dubbio, anche se penso che a volte io abbia fatto la gavetta in panchina fino a 58 anni, ed oggi di primavere ne ho 70. Prima di allora ero stato un buon allenatore di Serie B, poi ho completato quello che è il mio bagaglio di conoscenze”.
“La svolta è stata sicuramente la chiamata del Napoli ai tempi della Serie C1, erano gli inizi dell’era De Laurentiis e di un progetto che sarebbe dovuto culminare con la realtà odierna. Allenare gli azzurri mi ha fatto diventare famoso in un batter d’occhio e posso dire con certezza che per simpatia nel capoluogo campano vengo subito dopo l’inarrivabile Maradona. Magari me la gioco con Higuain. Questo è quello che dicono i napoletani”.
“Con me in panchina siamo arrivati anche in Europa, ed allora i supporters partenopei mi diedero il merito di aver restituito loro la dignità. Sarri? E’ stato bravo, bravissimo, ma lui ha un Napoli stellare, io nelle prime stagioni in Serie A invece disponevo di Zalayeta che era a fine carriera e di un Lavezzi più largo che alto. Poi c’era uno sconosciuto Marek Hamsik e poco altro. E a volte mi chiedo: con questo Napoli di oggi cosa avrei potuto fare io?”.