L’ultima partita del Napoli segnerà la stagione azzurra, che per ora si trova ancora al confine tra “ottima” e “straordinaria”. La perfezione non è arrivata ma, volendo vedere la cosa sotto una prospettiva ottimistica, potrebbe essere solo questione di tempo. La gestione Sarri ha cambiato molte cose nelle fila azzurre: il modulo, la disposizione tattica, la tipologia di gioco. Forse anche la testa dei giocatori. Per delle cose che cambiano, ce ne sono altre invece che si mantengono costanti: il grandioso rendimento di José Maria Callejon fa sicuramente parte di questa categoria. Lo spagnolo, nonostante un inizio complicato, ha saputo riconquistare i tifosi azzurri rimettendosi in pari con le prestazioni offerte anni prima. Ed ora guai ad immaginare un Napoli senza di lui.
Come molti altri calciatori, Callejon si portava dietro gli strascichi della stagione precedente: il suo gol sbagliato clamorosamente sullo 0-0 e il rigore fallito da Higuain sul risultato di 2-2 contro la Lazio nella decisiva gara per il terzo posto Champions hanno generato malumore progressivo nel cuore di molti. Higuain si è imposto sin da subito di cambiare questa breve parabola discendente. Per Callejon, invece, il tempo è stato galantuomo nel lungo termine: considerato comunque fondamentale da Sarri sin dalle prime amichevoli estive, nelle quali occupava il ruolo di seconda punta nel 4-3-1-2 inizialmente plasmato dal tecnico, Callejon non è riuscito nella prima parte di stagione a regalare il suo consueto apporto di corsa e freschezza, oltre che di grande utilità nelle chiusure difensive. Con l’approdo del 4-3-3 le cose sono iniziate a migliorare per tutti e Callejon ha potuto manifestare tutta la sua bravura, di nuovo. La metamorfosi però era solo all’inizio, questo anche per via delle difficoltà realizzative dell’ex esterno del Real Madrid: benissimo in fase offensiva nei gironi di Europa League, malissimo in campionato. Callejon lotta, corre, si sacrifica, sputa sangue. Ma in Serie A il gol proprio non arriva. Higuain non lo fa pesare ma la mancanza di reti da parte dello spagnolo può diventare un problema, sia a livello di squadra che a livello personale. Una maledizione vera e propria, che sembra non riuscire ad interrompersi in maniera alcuna. Poi, nel girone di ritorno, arriva la svolta.
Con l’avvento dell’anno 2016 arriva anche il primo gol in campionato per Callejon, nella gara casalinga contro il Sassuolo. Da lì in poi è solo un crescendo per l’esterno destro d’attacco: prestazioni sempre più sublimi, gol che arrivano senza sprecare troppo, assist decisivi per le marcature dei compagni, i fischi che ormai diventano applausi. O meglio, applausi che mai sono stati fischi: mai come per Callejon i tifosi del Napoli hanno avuto pazienza, riconoscendo al calciatore un impegno extra e un attaccamento alla maglia silenzioso ma certamente mai messo in discussione. Anche i numeri non possono che testimoniare il ritorno del giocatore al suo abituale rendimento: tra Serie A, Europa League e Coppa Italia Callejon ha segnato 13 gol stagionali di cui 7 in campionato. L’ultimo, quello siglato a Torino per lo 0-2 contro il team granata, rischia davvero di essere quello decisivo per la partecipazione alla fase a gironi della prossima Champions League. E pazienza se, per questa volta, nel campionato italiano l’ex Espanyol non andrà in doppia cifra: a dispetto di una fase realizzativa con l’handicap, Callejon è stato capace di riprendersi da un lunghissimo periodo di troppe difficoltà. C’è anche da dire che, molto spesso, il lavoro oscuro di questo calciatore è stato accantonato ingiustamente per via della troppa imprecisione sotto porta: il gol, ovvio, fa da specchietto per le allodole e cambia la percezione di qualsiasi contesto, modificando giudizi. Con marcature o senza, però, Callejon resta un perno fondamentale del progetto Napoli, un pezzo insostituibile in un mosaico di grande valore.
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