#AMENTEFREDDA – Una città intera sulle spalle di Higuain

Gonzalo Higuain © Getty Images

 

NAPOLI – Due gol, belli ed importanti, tanto per dire al mondo, calcistico e non, che era tornato. Due gol pesanti, perché ormai il Napoli ha bisogno di tutta la qualità a disposizione e non può che affidarsi a lui, l’argentino venuto da Madrid, con sangue un po’ francese e un po’ sudamericano, per tagliare il traguardo tanto ambito, quello della Champions diretta.
C’era da rispondere alla Roma e, con un po’ di difficoltà, è stato fatto: i giallorossi vincono all’ultimo minuto a Genova, trascinati dal solito Totti e dalla forza del mercato dell’ultimo anno con le reti di Salah ed El Shaarawy, ma gli azzurri perdono il secondo posto solo per qualche minuto, perché Higuain sa già bene cosa fare quando Giacomelli fischia l’avvio del match.

DOPPIO HIGUAIN

Pronti via ed è subito festa. Il tempo di riscaldare le polveri ed il Napoli è già in vantaggio; l’azione che parte dalla sinistra coinvolge Hamsik, il suo destro telecomanda un pallone perfetto per Higuain che beffa tutta la difesa avversaria e tocca col destro quel tanto che basta per cambiare la traiettoria della palla e spedirla in rete alle spalle di Sportiello. La Roma giallorossa, già esultante per il suo finale di festa, spegne subito gli entusiasmi.
Da raccontare, in un primo tempo molto molle e sotto ritmo, c’è molto poco: gli azzurri non si dannano l’anima per il raddoppio e la squadra di Reja non fa nulla per intimorirli. Diamanti e D’Alessandro sono abilmente arginati dalla mediana di casa, Allan e Callejòn recuperano una miriade di possessi sulla trequarti difensiva, ma poi in attacco si stenta a far male.
Solo nella ripresa sembra che le cose possano cambiare: il Napoli torna in campo col piglio giusto e nei primi 10′ del secondo tempo rischia seriamente più volte di chiudere il match. La porta di Sportiello, però, quella appena sotto la Curva B, l’unico settore più sazio di uno stadio che sembra già aver dimenticato i pienoni valevoli fino a qualche settimana fa, non sembra voler appoggiare i sogni di gloria azzurri: la prova arriva quando Allan, al minuto 57, tutto solo la spara sulla traversa, facendo vibrare Fuorigrotta.
Sarri mischia le carte e dà spazio all’azzurro più in forma: entra Mertens e cambia la partita, col belga capace in pochi minuti di ribaltare l’azione e rendersi pericoloso in area di rigore atalantina. Da una sua manovra, parte l’azione bellissima che porta al raddoppio: tutta di stampo Real, con Higuain che serve Callejòn, l’assist perfetto e di prima del numero 7 e ancora il Pipita che raccoglie l’invito e chirurgicamente batte di testa un incolpevole Sportiello.
È finita?

TUTTA NAPOLI ATTACCATA AL PIPITA

Sembrava lo fosse, ma in realtà il Napoli ha in testa il sogno di complicarsi, spesso inutilmente, i piani. Esce Higuain, abbracciato dal calore del San Paolo, ma gli azzurri sembrano uscire con la testa dal match ed al primo affondo orobico arriva anche il gol; una azione, una rete, come spesso accade dalle parti di Reina. Tutti incolpevoli, però, perché la deviazione di Albiol spiazza tutti e condanna anche il portiere spagnolo.
Un brivido fa trasalire il San Paolo, i ragazzi di Reja sembrano crederci e gli ultimi 5 minuti di gara sembrano non passare più. Dall’altra parte Gabbiadini e Mertens avrebbero più volte la chance di chiudere nuovamente il match, ma nessuno dei ventidue in campo riesce più a cambiare il risultato è i napoletani tirano un sospiro di sollievo.
Stessi punti di distanza ed una gara in meno; ora ne mancano due, tra Torino e l’ultima in casa contro il Frosinone. Gli azzurri non sembrano essere nel loro migliore momento, ma si aggrappano alla voglia di rivalsa di un Higuain che ha messo a segno ieri sera i gol 31 e 32 del suo campionato spettacolare. Senza la squalifica, dove sarebbe arrivato? Nessuno può dirlo, ma si può dire di certo che tutta la città all’ombra del Vesuvio è oramai attaccata ai piedi ispirati del numero 9.
Quando mancano 180 minuti all’ultimo fischio finale e ancora tutto è nelle mani del Napoli.

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

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