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Rizzoli: “I social hanno creato un caso. Cultura sportiva? Inesistente in Italia”

Rizzoli ©Getty Images

 

E’ stato, suo malgrado, uno dei protagonisti di questa stagione calcistica italiana. Nicola Rizzoli torna a parlare. Lo ha fatto spesso quest’anno, quasi ad anticipare quella che potrebbe essere la novità più succulenta del 2016-17, ovvero la chance per gli arbitri di commentare il proprio operato al fischio finale. Rizzoli si è affidato a ‘La Gazzetta dello Sport’ per spiegare alcune vicende accadute: “Non ho intenzione di ritirarmi. Sono motivato come quando ho iniziato questa carriera. Inoltre i test atletici sono ottimi. Qualcuno ha stravolto delle frasi dette durante il raduno Uefa. Faccio un passo alla volta. Ora sono concentrato sul campionato, poi ci sarà l’Europeo. In autunno compirò 45 anni. So bene del limite ma esistono le deroghe per i top class”.

POLEMICHE – “Il polverone su Bonucci è stata la cosa che mi ha dato più fastidio. E’ stato creato dal nulla. Quella foto è stata fatta girare sui social, con commenti di ogni tipo. Io capisco che si tratti dei nuovi mezzi di comunicazione ma chi fa di questo il proprio lavoro, dovrebbe fare più attenzione nel dare informazioni complete. E’ stato preso un frame, dando addirittura per scontato che ci fosse stata una testata. Basta vedere il video per capire che non c’era alcun caso”.

KEITA – “Non esiste una regola per la distanza da tenere dall’arbitro. Ovvio che un calciatore non debba avere atteggiamenti aggressivi. E’ per questo che ai giovani arbitri s’insegna a tenere la distanza. Molto dipende da come un giocatore si approccia e dalle caratteristiche personali. Keita è venuto da me tranquillamente, senza parole concitate o gesti particolari. Sono un arbitro aperto al confronto, dunque l’ho accettato. Gli avrei impedito tutto questo, se avesse usato toni sbagliati. Bonucci protestava con l’addizionale. Sono stato io ad andare da lui. L’ho portato via e ammonito, perché continuava a dire che non era rigore. Nessuno in campo ha percepito qualcosa di sbagliato, neanche tra i giocatori del Torino. Ci hanno pensato i social”.

DERBY – “Probabile ci siano state alcune valutazioni errate sulle ammonizioni, così come ci siamo dispiaciuti per il gol regolare del Torino, annullato. Non è però una chiamata semplice”.

BARCELLONA – “La tecnologia sarebbe servita eccome. Dalla mia prospettiva non ero certo che il braccio fosse in area. Inoltre ho avuto il dubbio ci fosse stata una carambola sull’altra mano. Un errore ma negli spogliatoi giocatori e dirigenti del Barcellona sono venuti a farmi i complimenti. Nessuna protesta. Hanno detto che l’Atletico meritava di passare. Questa è cultura sportiva, sconosciuta in Italia”.

Luca Incoronato

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