Sarà un ritorno a casa e nessuno potrà togliergli certe emozioni. Edy Reja ed il Napoli, un amore inspiegabile, un rapporto che non smette di essere forte come fino a qualche anno fa, quando il tecnico oggi all’Atalanta sedeva sulla panchina azzurra e battezzava il ritorno dei napoletani nel calcio che conta dopo anni di sofferenze, delusioni, retrocessioni e con un mezzo un fallimento.
Lui, l’uomo che arrivava da Nord, così tanto amato dal popolo che è simbolo di tutto il Sud. Da Gorizia a Napoli, in un excursus geo-culturale che l’ha premiato e ovviamente lasciato nei cuori di migliaia di tifosi napoletani, pronti ad applaudirlo in ogni situazione e ritorno a Fuorigrotta.
LA PARTITA DI EDY
Sarà una partita nella partita, quella del prossimo lunedì. Reja era e rimarrà sempre il simbolo di un Napoli che per la prima volta tornava ad affacciarsi seriamente nel calcio che conta. L’arrivo sotto il Vesuvio è datato 2005: via un deludente Giampiero Ventura – primo tecnico dell’era De Laurentiis – dopo la mancata promozione in B, dentro lui, che arrivava dal Cagliari e che si era spostato in C proprio per riportare il Napoli dove meritava, conscio che quella azzurra sarebbe stata l’occasione più importante della sua carriera.
Globetrotter della panchina, Reja aveva già girato mezza Italia prima dell’arrivo al San Paolo; in Campania il suo feeling coi tifosi non scoppierà subito, ma quando i risultati cominciano ad arrivare, già a campionato in corso, nessuno può impedire al popolo napoletano di adottare l’uomo venuto da lontano.
E allora promozione dalla C alla B, e subito anche in Serie A; quell’unica stagione in cadetteria resta uno dei ricordi migliori per Reja, che si piazza dietro la Juventus è prima del Genoa, in un finale di stagione che promuove azzurri e rossoblu a braccetto dietro i bianconeri, in B dopo le beghe di calciopoli. La sua foto, portato in braccio in trionfo dai calciatori azzurri al Ferraris, resta una delle istantanee migliori dell’ultimo decennio napoletano.
Il primo Napoli europeo dell’esperienza De Laurentiis nasce con Reja: l’Intertoto e poi la UEFA, sapori internazionali che in città mancavano da molti anni.
Anche gli amori migliori, però, possono finire male; in una sera di marzo del 2009, con un Napoli in crisi che aveva raccolto appena 2 punti nelle ultime 9 gare, Reja viene sostituito da Donadoni. Senza troppi rimorsi e senza troppa riconoscenza, come il mondo del calcio sa fare.
SULLA STRADA PER LA CHAMPIONS
Neanche l’esonero, però, potrà togliere il tecnico goriziano dai cuori napoletani. Dopo di lui le esperienze Donadoni e Mazzarri, con il Napoli ormai diventato una presenza fissa dei piani alti della classifica.
Gli stessi piani alti che occupa oggi, difendendo la seconda piazza per l’accesso alla Champions. Sulla strada per l’Europa che conta, ancora una volta, c’è Edy Reja; la sua Atalanta ormai salva arriverà al San Paolo per una delle gare più attese del turno.
Gli azzurri, oggi allenati da Sarri, di strada ne hanno fatta, ma hanno ancora la necessità di vincerle tutte dopo la disfatta di Roma con i giallorossi ormai a soli due punti di distanza. E contro i nerazzurri dell’ex in panchina non possono proprio sbagliare il tiro. In barba alla riconoscenza.
Da quel giorno del 2005, di cose ne sono cambiate, e probabilmente cambiata sarà anche l’atmosfera di un San Paolo ora spaventato e smanioso dopo gli ultimi risultati. Ma il ritorno a Fuorigrotta resterà per Reja una data da cerchiare in rosso sul calendario. Lui, l’uomo venuto da lontano ed adottato da una città che alle sue origini neppure si avvicina. Lui che sogna un giorno di tornare in azzurro con un ruolo diverso da quello che fu.
Perché l’amore e l’affetto tra Reja e i napoletani sono una di quelle storie d’amore che non smetteranno mai di farsi raccontare.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)