Che il campo abbia sempre ragione è risaputo, ma ogni tanto qualche errore può commetterlo anche lui. Il Napoli di ieri non meritava la sconfitta, eppure dall’Olimpico di Roma vengono via solo brutte notizie. La sconfitta in primis, figlia snaturata di novanta minuti che non avevano fatto nulla per spaventare il Napoli. Una sconfitta che porta la Roma a due punti dal secondo posto, stretto non così forte proprio dagli azzurri. Nel contempo, a migliaia di chilometri qualche manipolo di tifosi urlanti festeggiavano per qualche ora la vittoria dello scudetto juventino, il trentaduesimo (non fatevi ingannare dalle beghe matematiche dei campioni in carica) degli almanacchi. Una giornata no per la squadra di un Sarri che ha fatto di tutto per perderla: dalla sostituzione di Mertens a quella di Allan, fino anche al mancato cambio di un Hamsik troppo brutto per essere vero. Così come troppo brutta è l’involuzione di una squadra che mette in fila la terza sconfitta di fila nelle gare lontano dal San Paolo.
Ma è stato ancora una volta un episodio a decidere la gara: così come già a Torino proprio contro la Juventus, anche ieri all’Olimpico gli azzurri crollano solo ad una manciata di secondi dalla fine. Era stato un gol deviato di Zaza, quella volta, a far male al Napoli; stavolta ci ha pensato Nainggolan, libero di tirare dal limite dell’area. Ma prima di arrivare al gol, una partita sincera che aveva espresso un bel Napoli, soprattutto nella seconda parte di gara. La Roma era partita meglio sotto il sole di un Olimpico mezzo vuoto (non ce ne vogliano le forze dell’ordine, ma alle 15 del 25 aprile, pretendere di più dai tifosi era una esagerazione), ma di azioni concrete davanti a Reina nemmeno l’ombra. Il Napoli ha preso il pallino alla distanza ed ha saputo costruire l’unica azione concreta del primo tempo: lancio perfetto di Jorginho, stop a seguire da manuale del calcio per Higuain che poi scorda di leggere là pagine “Conclusioni a rete” e spara su Szczesny.
La squadra di Spalletti, dunque, cambia tattica nella ripresa: aspetto e riparto. Fanno sempre così i giallorossi e il Napoli riesce a tenere in mano le operazioni. Higuain rischia ancora di segnare quando Maicon vuole passarla al suo portiere sugli sviluppi di un angolo, Mertens prova a giro, ma è impreciso. Dall’altra parte è El Shaarawy a provare a pungere, ma Albiol è Koulibaly sono attenti davanti ad un reattivo Reina.
Ad un quarto d’ora dalla fine, Sarri toglie Allan per dare spazio a Lòpez e sarà il cambio decisivo, visto che il brasiliano avrebbe tenuto a bada Nainggolan sull’ultima azione; scarico stile rugby, palla al belga e Reina battuto.
La Roma conquista i tre punti, festeggiano tutti, giallorossi e juventini, a chilometri di distanza. Solo il Napoli lascia il campo incredulo di essersi complicato ancora di più il cammino verso la Champions.
I limiti di questo Napoli erano già palesi ad inizio anno, ma solo negli ultimi due mesi sono venuti fuori alla grande. Dal 13 febbraio ad oggi, giorno di vigilia della sfida con la Juventus a Torino, gli azzurri hanno conquistato soli 17 punti, contro i 27 della Roma e i 31 della Juventus. Se limitiamo il discorso, il Napoli ha fatto zero punti nelle ultime tre trasferte, dilapidando il vantaggio sulla Roma e perdendo terreno dai bianconeri.
Tutti gli elogi venuti fuori nella prima parte di stagione, vengono meno ora. Anche Sarri, per la prima volta, pare aver mostrato il fianco alla critica: cambi errati, problematica gestione della partita e di una squadra che da due mesi non ne ha più.
Solo colpa sua? No. Perché se da una parte la Roma volava con Perotti ed El Shaarawy, portati a Trigoria a gennaio, dall’altra parte Regini e Grassi il campo non l’hanno mai visto.
La rosa ristretta sembra non averne più, nonostante una Coppa Italia persa a gennaio ed una Europa fallita a febbraio, con uscita ai sedicesimi; una sola gara a settimana non è bastata agli azzurri, che nelle ultime tre gare dell’anno dovranno dare l’anima per difendere la seconda piazza.
Non farlo equivarrebbe a riesumare dalle bocche anche dei più benpensanti la parola “fallimento”. Non il modo migliore di concludere la stagione per chi a gennaio era campione d’inverno.
a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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