C’era una volta la Nazionale italiana, la temevano tutti e alla vigilia di ogni competizione internazionale era sempre tra le favorite per la vittoria.
C’erano una volta Capello, Chinaglia, Rivera; c’erano Tardelli, Rossi, Baresi. Poi Baggio, Del Piero, Totti. Si vinceva tanto, altre volte si subivano brucianti sconfitte, fatto sta però che quegli uomini in maglia azzurra erano amati e supportati dagli italiani, nella sconfitta e nella vittoria. Ad oggi la situazione purtroppo non è più la stessa: mancano poche ore all’inizio della partita della nazionale eppure, il clima di attesa per il match in programma alla nuovissima Dacia Arena di Udine pare non riscaldare gli animi del popolo italiano. Sono lontani i giorni in cui la partita della nazionale era un vero e proprio pretesto per far riunire gli italiani davanti ad un televisore e, almeno per un paio d’ore, generare in ognuno di essi un senso di nazionalismo ai massimi livelli.
Sono passati appena dieci anni da quando Fabio Cannavaro in quel 9 luglio 2006 alzò al cielo la quarta coppa del mondo vinta dalla nazionale italiana, eppure sembra una eternità. Da allora, di calciatori in maglia azzurra ne sono passati da Coverciano, ma mai nessuno è riuscito a scaldare realmente i cuori degli italiani come fece, per ultima, la squadra dell’allora ct Lippi in quella magica estate del 2006. Troppe delusioni e figuracce collezionate negli anni, hanno portato i tifosi italiani a disaffezionarsi sempre più dalla propria nazionale, fino a percepirla quasi come un fastidioso impiccio che spezza il ritmo del campionato di serie A e “mette in pericolo” i beniamini delle rispettive squadre di club. A maggior ragione a Napoli, dove la presenza di un ct “sgradito” anche per il caso-Insigne e lo scarso interesse verso i partenopei ha portato l’appeal della squadra ai minimi storici. Insomma una Italia così poco considerata dagli italiani probabilmente non si era mai vista.
C’era una volta la Nazionale italiana; quella che aveva giocatori che vincevano Champions League, palloni d’oro e titoli nazionali, quella in cui il numero dieci era una istituzione e non andava sulle spalle di chiunque, quella in cui non c’era bisogno di un ‘codice etico’ imposto per essere ritenuti adeguati. C’era una volta la nazionale italiana temuta da tutti (Germania, Brasile, Inghilterra), c’era una volta la passione per la maglia azzurra che adesso è svanita. C’è oggi, una fiducia da riconquistare, un fuoco da riaccendere, per tornare a far riunire tutti gli italiani davanti al televisore come facevano un tempo. C’è tra poche ore Italia – Spagna, che sia la volta buona per ritornare a sognare?
di Roberto Rossi