Il 24 marzo rappresenta per Napoli ed i napoletani la fine di un’epoca. Esattamente 25 anni fa Diego Armando Maradona indossava per l’ultima volta la maglia azzurra (in quell’occasione rossa, beffardo il destino) prima di essere fermato da un controllo antidoping. Toccò a Giorgio Perinetti, all’epoca dirigente del Napoli, comunicare al Pibe de Oro che era tutto finito: “Ricordo la smorfia di dolore, la mano sul fianco destro, come volesse dire «no, non è possibile”
Un ricordo triste, non solo per la sconfitta contro la Sampdoria per 4-1 con unico gol azzurro siglato proprio da Maradona, ma anche perché in quel giorno si chiudeva definitivamente il periodo d’oro del Napoli che aveva portato la società a trionfare in Italia ed in Europa grazie alla vittoria del primo scudetto, alla Coppa Italia, alla Coppa Uefa del 1989 e al bis da Campione d’Italia del 1990, senza dimenticare la Supercoppa Italiana. Il 13 febbraio 1991 scoppiò il caso, il 17 marzo la conferma della presenza di cocaina nelle urine. Diego salutò la sua Napoli così:
“So di aver fatto del male prima di tutto a me stesso e quindi alla mia famiglia, alle mie figlie. Credo che in futuro imparerò a volermi più bene, a pensare di più alla mia persona. Non mi vergogno però. Non ho fatto male a nessuno, salvo a me stesso e ai miei cari. Mi dispiace, sento una profonda malinconia, soltanto questo. (…) Non voglio più essere costretto a giocare anche quando non sono in grado, a farmi infiltrare di cortisone perché devo essere in campo per forza per gli abbonamenti, per gli incassi, perché bisogna vincere a qualunque costo per lo scudetto o per la salvezza, perché in ogni partita ci si gioca la vita. A me gli psicologi stanno cercando di levarmi il vizio della cocaina, non quello di vivere”.
In quella stagione il Napoli concluse al settimo posto, Diego tornò in campo dopo un anno e mezzo con la maglia del Siviglia, ma non era più lo stesso. Dopo 25 anni ecco la squadra azzurra combattere di nuovo per un sogno chiamato scudetto, cercando in qualche modo di cancellare quel passato divenuto quasi ingombrante ma che merita sempre e comunque il dovuto rispetto.
di Claudio Cafarelli Follow @claudioc7