Dopo la vittoria di domenica scorsa contro il Palermo, al Napoli sono state mosse alcune critiche riguardanti la produttività del gioco espresso in termini di goal. A detta dei critici, infatti, l’abbassarsi della media realizzativa della squadra è lo specchio di un gioco non più brillante, offuscato dalla stanchezza presente nelle gambe dei giocatori che fisiologicamente stanno tirando un po’ il fiato. Dunque, il Napoli vince, porta a casa i tre punti, mantiene invariato il distacco in classifica con la Juventus e nonostante ciò alcuni tifosi non sembrano troppo convinti. Pare quasi che l’1 a 0 sia un risultato sgradevole, che se non si è fatto almeno due o tre reti, la partita non è stata degna. Non tenendo in considerazione però che dall’altra parte del rettangolo verde ci sono avversari che il più delle volte esercitano catenacci d’altri tempi. In questi casi dunque, più del bel gioco, del virtuosismo stilistico, delle giocate di fino, ci vuole la determinazione, il cuore. Questi due ingredienti, così come le partite vinte per 1 a 0, sono decisivi.
Ad insegnarcelo è la storia del calcio: era il 1974, il muro di Berlino divideva tristemente ancora una nazione spaccata in due, sotto ogni punto di vista: politico, sociale e…calcistico. Un pomeriggio di giugno di quello stesso anno si affrontarono, per la prima ed unica volta, la fortissima Germania dell’Ovest, in cui militava un certo Franz Beckenbauer, e la più umile Germania dell’Est. Il risultato era quanto mai scontato, la Germania dell’Ovest avrebbe asfaltato i cugini provenienti dall’altra parte del muro, dicevano. E invece, invece non fu così. La Germania Dell’Est vinse quell’incontro UNO A ZERO, contro ogni pronostico, dimostrando al mondo (era una gara valevole per le qualificazioni mondiali) che non è sempre il più forte a vincere e che a volte il cuore va più veloce delle gambe. E fa la differenza.
A nove giornate dal termine del campionato, il Napoli è a tre punti dalla Juve e da questa storia può ispirarsi – insieme a tutti quelli che criticano le vittorie per 1 a 0 – per credere che a volte le cose vanno nel verso giusto, credere che di tanto in tanto a vincere, non è il più forte, ma chi ha più cuore. E di cuore questo Napoli ne ha davvero tanto. Vincere di misura è importantissimo, forse anche più importante di una vittoria ottenuta in goleada. Si perché vincere 1-0 vuol dire saper soffrire, vuol dire avere la giusta maturità nel razionalizzare le forze, vuol dire essere umili, ma al tempo stesso, inevitabilmente, vincenti. Dunque pazienza se da qui alla fine del campionato non si vince per tre, quattro, cinque goal di scarto, basterà vincere, o meglio, saper vincere tutte le partite anche solo per 1 a 0 con un ‘rigoretto’ (come a Palermo). L’importante sarà tenere botta a chi è a tre punti più su e che di partite per 1 a 0 in questo campionato ne ha sapute vincere molte, magari con annesso ‘rigoretto’.
La storia è ciclica e prima o poi torna a ripetersi con interpreti diversi, e chissà che questo 1-0 di Palermo non possa essere proprio il preludio di una favola in cui a vincere fu chi non doveva vincere, ma aveva più cuore e colori.
di Roberto Rossi