Da Jeppson a Higuain: un’apprensione che dura da 60 anni

Gonzalo Higuain (© Getty Images)
Gonzalo Higuain (© Getty Images)

 

Sono passati ormai 60 anni, ma per i napoletani le cose non sembrano essere affatto cambiate. Nel corso dell’allenamento pomeridiano a Castel Volturno Gonzalo Higuain è stato costretto ad abbandonare il campo per una botta alla caviglia. Nulla di grave, ma tanto è  bastato per allarmare i tifosi azzurri. Ogni colpo preso da Higuain, che sia in allenamento o in partita, trascina con se una buona dose di apprensione: se il campione va a terra il mondo si ferma. Ora, così come 60 anni fa. Il pensiero in certe situazioni va subito al mitico Hasse Jeppson, cannoniere del Napoli dal 1952 al ’56 e autore di 52 reti in 112 presenze. 105 milioni di lire, la cifra all’epoca spropositata sborsata dal presidente Lauro per portarlo all’ombra del Vesuvio, dall’Atalanta.

Non fu difficile per i napoletani ribattezzarlo ‘o Banco ‘e Napule, soprannome che enfatizzava l’enorme valore economico, oltre che tecnico di Jeppson. Ogni qual volta lo svedese veniva atterrato sul terreno da gioco, era consuetudine esclamare con grande preoccupazione “È caduto ‘o banco ‘e Napule!’. Un’ansia collettiva reale, quasi palpabile, come se Jeppson fosse il fratello adottivo di ogni tifoso presente al San Paolo. 60 anni dopo sono tante le cose cambiate, ma questo no: ogni volta che Higuain va a terra, così come con Jeppson, la città trattiene il fiato, salvo tirare un grosso sospiro di sollievo ad ogni “risurrezione” del calciatore. Si tratta di uno dei tanti eccessi passionali di una città e di un popolo unico, visceralmente legato alla propria squadra di calcio.

 

di Vincenzo Matino (Twitter: @vincenzomatino)

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