Rafael torna a Palermo, un anno dopo l’inizio del declino

Rafael
Rafael (©Getty Images)

“Se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande portiere. In quel momento, non importa quello che hai fatto in passato, perché sembra non avere futuro”.

Un tiro dalla lunghissima distanza, un rimbalzo beffardo e il pallone che maligno entra in rete. Chissà Rafael Cabral Barbosa, estremo difensore del Napoli, quante volte avrà pensato a quel gol di Lazaar. E chissà quante volte nella sua mente ha ripensato alle parole di Lev Yashin, unico portiere nella storia a vincere il Pallone d’oro e in grado di racchiudere in poche righe la psicologia che si cela dietro un errore. Sbagliare cancella il passato, offusca il futuro e rimette tutto in discussione e così dopo più di un anno il portiere brasiliano torna a Palermo, questa volta da terzo indesiderato.

DA PROMESSA ALL’INCUBO DI PALERMO

E’ un percorso stregato quello di Rafael con la maglia del Napoli, un sali e scendi implacabile e devastante per la sua carriera. Arrivato nel 2013 per ricoprire il ruolo di secondo alle spalle di Pepe Reina, il brasiliano salta metà stagione per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro nel corso della gara di Europa League contro lo Swansea proprio nella partita dove aveva regalato le prime prodezze. Atteso da un pronto riscatto e incassata la fiducia della società che decide di puntare su di lui per la stagione successiva, Rafael tradisce le aspettative e fin dai primi mesi sembra condizionato mentalmente dall’infortunio subito. Ma il ragazzo non si arrende, del resto nel 2011 ha tenuto in piedi il Santos con le sue parate e in Patria la sua personalità è indiscutibile. Lavora e coglie al volo l’occasione che il destino gli propone, così nella finale di Supercoppa Italiana del 22 dicembre 2014 si erge a protagonista assoluto neutralizzando i rigori di Chiellini e Padoin e consegnando agli azzurri la vittoria finale contro la Juventus. Osannato dalla tifoseria, rispettato dai compagni di squadra e difeso a spada tratta dal tecnico Rafa Benitez, Rafael è pronto ad affermarsi definitivamente anche in campionato ed invece la trasferta di Palermo si trasforma in un incubo senza fine.

DA TITOLARE A TERZA SCELTA

I clamorosi errori contro i rosanero, gli ennesimi in stagione, costringono Benitez a fare un passo indietro. La squadra non ha più fiducia nel suo portiere, i difensori sembrano spaesati e così il tecnico spagnolo mette fuori Rafael e promuove titolare Andujar. Da quella partita il portiere brasiliano non avrà più l’occasione di riscattarsi. E’ tormentato il ragazzo, non riesce ad uscire fuori da quel tunnel, il Napoli lo sa e così fa di tutto per riportare Pepe Reina a casa, Giuntoli decide anche di acquistare Gabriel e spinge inesorabilmente Rafael al ruolo di terzo portiere dall’ingaggio pesante. Un’autentica zavorra che diventa ostaggio di un passato brillante e dal talento indiscutibile. Il brasiliano rifiuta ogni trattativa con squadre di media/bassa classifica, vuole tornare alla ribalta dalla porta principale ma nessuno punta su di lui. Prima di Napoli c’erano Porto, Milan e Roma a corteggiarlo, ora c’è il neopromosso Carpi che davanti alle resistenze e alle perplessità dell’ancor giovane portiere ha deciso di accantonare una possibile proposta. Dopo un anno e tanta panchina, domani sera Rafael tornerà a Palermo dove il tempo e la sua carriera si sono fermati, questa volta però al Renzo Barbera vivrà sentimenti diversi. 395 giorni fa lottava per dimostrare a tutti di meritare la maglia da titolare e conquistare anche l’Europa dopo aver vinto in Patria, ora vive da estraneo, da spettatore disinteressato il sogno scudetto del Napoli. E’ una stagione di amarezze per Rafael e così la memoria corre veloce alle vittorie con il Santos, alle parate contro lo Swansea, all’infortunio al ginocchio, al ritorno da titolare e alla vittoria della Supercoppa, il film di un’esperienza ormai lontana e che si chiuderà a giugno. Al termine della stagione Rafael proverà a ritrovare se stesso e a difendere con carattere e personalità la sua porta. Magari in Brasile, sognando di nuovo di indossare la maglia verdeoro.

di Claudio Cafarelli

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