Nella vita di ognuno di noi, nonostante quanto difficile questa possa essere, esiste qualcosa che nessuno può portarci via ovvero la capacità di sognare.
Questa capacità ci apre qualsiasi porta e molto spesso ci dà la forza di continuare ad affrontare le sfide quotidiane.
Nel profondo di tutti noi c’è amarezza, rabbia, recriminazione per una maledetta e sfortunata deviazione a due minuti dalla fine di una partita controllata per novanta minuti.
Senza patemi ma a dire il vero con un pizzico di coraggio e sfrontatezza meno solite, con rispetto per l’avversario ma senza fare calcoli.
Non ci si può appellare alla sfortuna, in questi casi bisogna, cancellare quello che è accaduto con un colpo di spugna e consapevoli della propria forza andare avanti senza voltarsi.
Molti pensano al singolo risultato senza comprendere che è nel riuscire a continuare a coltivare i propri sogni, nonostante una battuta d’arresto, la vera arma vincente.
Traendo dalla stessa le cose positive, aumentando il proprio bagaglio d’esperienza e facendo tesoro degli errori.
Errori, quelli che ci hanno inevitabilmente punito, nell’amara notte di San Valentino.
Un errore fatale, temere di non essere all’altezza. Un errore, il timore di non riuscire.
Un obbligo, verso se stessi e verso questo popolo, alzare la testa e reagire.
Nulla, di quanto questa squadra abbia fatto, è stato un regalo.
Hysaj come Koulibaly sono stati plasmati ed indirizzati a coltivare le proprie, indiscusse doti, da un uomo che ama il calcio e che riesce a renderlo semplice ed efficace.
Un uomo, che forse, sabato sera in una fredda Torino, avrebbe dovuto osare un pochino di più.
Ma gli errori, quelli che si elaborano con il senno di poi, hanno una parvenza importante per il percorso che attende gli uomini dell’uomo in tuta.
Arretrare, anticipare ed ostruire per non concedere.
Mai lasciare l’avversario, con la palla attaccata al piede ideale per il tiro.
Mai arretrare quando si avvicina all’area di rigore, mai temere di entrare in tackle e beccarsi un’ammonizione.
Se quest’ultima è utile alla causa.
Affrontare le nuove sfide con l’identità e la coesione che si è riusciti a creare in questo semestre in cui si è regalato bel gioco, determinazione e soprattutto si è dimostrato il proprio valore fondendosi con uno stadio, una città, un popolo.
L’anima di ognuno di noi ha bisogno della capacità di sognare, così come un bambino ha bisogno dell’abbraccio pieno d’amore della mamma per sentirsi al sicuro.
E’ proprio questa capacità che fa la differenza tra un vincente ed uno sconfitto.
Sarebbe troppo semplice trovare un alibi sul quale scaricare le proprie responsabilità, ammesso che ce ne siano. Abbiamo i mezzi, la forza e lo spessore per continuare a giocare come abbiamo sempre fatto e come sempre i conti si faranno alla fine quando i veri sconfitti saranno quelli che avranno smesso di sognare e si saranno nascosti dietro la loro paura.
E noi dalla squadra, passando per la città e finendo al nostro popolo, in secoli di storia non abbiamo mai smesso di sognare, non ci siamo mai arresi ed abbiamo trovato sempre la forza per andare avanti con il sorriso perché la nostra anima è vincente e mai doma.
Noi siamo INVICTUS!
Di Anna Ciccarelli