a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Altro poker. Altro abbraccio. E, per ultima, altra vittoria. Per ultima, si, perché i tre punti del Napoli conquistati ieri a Marassi vengono da lontano; dai gol di Higuain, Insigne, Hamsik e Mertens, di certo, ma anche dal lavoro di una squadra capace anche a Genova di buttare il cuore oltre l’ostacolo. È successo tutto così rapidamente sul campo, che a restare negli occhi stavolta è quello che c’è di contorno; Higuain che lascia ad Insigne un calcio di rigore fondamentale e l’intera squadra che corre ad abbracciare Chalobah dopo la rete di Mertens le due cartoline da portarci indietro nell’aereo di ritorno che è arrivato in serata a Capodichino.
VERSO LA SCARPA D’ORO – Higuain lo sa: i suoi gol valgono triplo quest’anno, perché non solo spingono il Napoli verso la vetta del campionato, ma spingono anche lui in vetta alla graduatoria dei marcatori, un obiettivo sempre primario per un bomber come lui. Ma all’orizzonte anche quella scarpa d’oro che a questo punto lo vede protagonista, tanto per cementificare ancor di più le idee espresse da Sarri nel post-gara: “Higuain? Il miglior attaccante al mondo, lo sta solo dimostrando”.
Ecco perché il gesto del Pipita di lasciare ad Insigne il rigore del raddoppio può valere ancora di più; l’argentino aveva anche già segnato, era in piena fiducia, eppure dagli undici metri c’è andato il napoletano che ha arricchito ancor di più il suo score stagionale, trasformando il primo rigore in campionato.
Peccato, però, che la manovra difensiva del Napoli deve essere rimasta seduta a tavola al cenone di capodanno: nelle ultime 5 gare gli azzurri hanno subito ben 7 gol se consideriamo quelli di ieri di Correa ed Eder che hanno riaperto per ben due volte il match.
RICAMBI DA PRIMATO – Ad inizio ripresa la Samp credeva al pari e solo l’espulsione di Cassani ha rovinato i piani di Montella. Hamsik trova la quinta perla del suo campionato con uno spin da urlo al centro dell’area avversaria, prima che Eder sorprenda ancora gli azzurri.
In quel momento si vede tutta la differenza di qualità tra blucerchiati ed azzurri: Montella aveva spinto in avanti la sua Samp, ma Sarri ha saputo registrare nuovamente i reparti con gli inserimenti di El Kaddouri e soprattutto Mertens. Il belga fa quel che vuole sulla sinistra e segna il poker, l’ennesimo di una stagione che vede il Napoli avere il miglior attacco dell’intero campionato con ben 45 reti già segnate.
È il punto esclamativo, la serranda su un match che ha ben poco altro da offrire; la buona volontà dei padroni di casa si infrange sul muro ospite, Sarri raccoglie quanto di buono seminato in settimana nonostante le tante chiacchiere e sa di dover tornare al lavoro su quanto fatto nella metà campo di difesa.
Il momento migliore del match, però, arriva subito dopo l’ultima rete: tutto il Napoli corre ad abbracciare in panchina Chalobah, l’inglese che in settimana ha subito la scomparsa della mamma. È un abbraccio sincero, voluto e prolungato: è, semmai ce ne fosse ancora il bisogno, ancora una volta la dimostrazione di quanto questa squadra sia diventata gruppo dentro e fuori dal campo.
Un gruppo di uomini prima ancora che di calciatori pronti a far urlare i propri tifosi. Il primo obiettivo del nuovo corso tecnico era dare al Napoli un gioco ed un’identità; e, in attesa di ben altri traguardi, è stato già centrato.
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