L’edizione odierna del ‘Corriere della Sera’ affronta la questione dei cori razziali, che hanno caratterizzato anche la sfida tra Sampdoria e Napoli. Per ammissione dello stesso quotidiano, il tema viene analizzato soprattutto dietro sollecitazione dei tifosi azzurri, che hanno inviato numerosi messaggi: “Ne scriverete sul Corriere? O vi limitate a condannare le parole di Sarri e a segnalare gli eccessi del San Paolo?”.
Sarcastica la risposta del giornale: “Ecco qui, lo scriviamo”. Quasi a indicare una sorta di sfida accettata, piuttosto che rimarcare una doverosa fedeltà ai fatti di cronaca. Dopo aver definito orribili e antichi i cori di cui sopra, l’analisi si fa più generale, parlando di tifoserie pronte a offendere per quanto subito, giustificando il proprio operato: “Sarri è stato indotto a urlare quelle frasi a Mancini perché credeva che il campo fosse rimasto una zona franca dove nulla si riferisce, tutto si dimentica”.
Si fa poi riferimento ai fischi che il San Paolo riserva ai propri avversari, facendo sentire la propria voce in ogni gara: “La squadra migliore del campionato e la tifoseria più appassionata non hanno bisogno di subissare di fischi gli avversari appena toccano palla. i fischi sistematici — di cui il San Paolo ha il primato, certo non l’esclusiva — non ci piacciono. Sostenere la propria squadra non significa disprezzare o umiliare gli ospiti. Uno stadio che fischia ogni possesso di palla avversario dimostra insicurezza, non forza”.