a cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)
– Sì?
– Buenos días, señor Zapata!
– Como?
– Dicevo, buon giorno, señor Zapata!
– Lei è italiano?
– Sì. Perché?
– Il suo spagnolo è pessimo. Parli italiano, la capisco bene.
– Mi scusi. Fidarsi del traduttore di Google non è mai una buona idea.
– Già. Con chi parlo?
– Sono un redattore di un sito dedicato al Calcio Napoli. Realizzo interviste impossibili e, se fosse così gentile da rispondere a qualche domanda, questa settimana vorrei intervistare lei.
– Bien.
– Torna a parlare spagnolo.
– Mi scusi. È l’abitudine.
– Cominciamo dall’ultimo gol al Carpi. Duvan è tornato!
– Pare proprio di sì. Ho sofferto molto durante questi mesi e un gol è quel che serve per ritrovare il buonumore. Peccato non sia bastato.
– Già. Adesso facciamo un salto indietro nel tempo e veniamo alle sue due stagioni al Napoli.
– Alle prime due stagioni al Napoli.
– Detta così, suona come una dichiarazione d’amore alla squadra azzurra. Ci starebbe benissimo il titolo “Zapata vuole tornare a Napoli”.
– Chi le dice che non sia così?
– Lo spero, Duvan.
– Anche io.
– Dicevamo… Lei arriva al Napoli, insieme a una nidiata di campioni: Reina, Callejon, Mertens e quel Gonzalo Higuain che le avrebbe fatto da chioccia.
– Nel 2013 ero un ragazzino di 22 anni desideroso di conoscere il calcio che conta. Quando mi parlarono del Napoli ho sognato a occhi aperti: Careca, Cavani, Maradona e tutti gli altri bomber che hanno vestito questa maglia.
– Una maglia che poteva non essere sua, visto che i dirigenti del Sassuolo sventolavano un contratto con la sua firma in calce.
– Ho letto e sentito le notizie più fantasiose sul mio conto. Il mio unico desiderio era giocare nel Napoli. Non prendevo in considerazione altre destinazioni. Mi spiace per il Sassuolo, che mi ha cercato a lungo, ma non potevo rinunciare all’occasione della vita.
– Anche se era consapevole che sarebbe stato una seconda scelta.
– A ventidue anni e con quei nomi nella rosa non potevo pretendere di più. Resta la soddisfazione di aver sfruttato bene ogni occasione.
– Cinque gol in campionato, uno in Europa League e quel gol al Marsiglia che ha fatto gridare “Fenomeno!” a più di un tifoso.
– Effettivamente quel gol non lo scorderò mai più. Pochi minuti, una sola palla giocabile e il pallone in fondo alla rete.
– Chapeau!
– Prego?
– È un’espressione tipicamente francese. Vuol dire: tanto di cappello.
– Quest’intervista internazionale mi sta piacendo.
– A proposito di internazionale, prima il Napoli, poi l’Udinese. Due squadre in cui si trovano giocatori provenienti da tutto il mondo. Altro che Giochi senza Frontiere.
– Cos’è Giochi senza Frontiere?
– Una trasmissione che andava in onda all’inizio degli anni 90.
– A quell’epoca guardavo sì e no i cartoni animati.
– Giusto. Torniamo a noi.
– È meglio.
– La scorsa stagione riesce, con fatica e umiltà, a ritagliarsi qualche spazio e a segnare 6 gol. Tutto sommato non è andata così male.
– Direi di no. Abbiamo qualche rimpianto per la mancata qualificazione in Champion’s. Ma la logica del calcio è pure questa.
– E a luglio lei saluta tutti e va a Udine.
– Il desiderio di giocare era fortissimo. Mi sono detto “Ma sì. Andiamo a farci le ossa altrove”.
– Chiaramente con la mente proiettata al ritorno al Napoli.
– Lo spero tanto.
– Per ora c’è il Pipita.
– E mi auguro che sia a lungo. Tuttavia, dopo un anno, due, tre se tornassi a Napoli lo farei con le spalle più larghe e molti minuti nelle gambe.
– Magari pure con qualche gol sui tabellini.
– Si lavora soprattutto per quello.
– Allora la aspettiamo Duvan.
– Claro que sì.
– Torna a parlare spagnolo.
– Abitudine. Come quella di pensare al Napoli.
– A proposito, Forza Napoli.
– Siempre.
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