a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius)
Campioni d’inverno, nell’inverno forse più caldo degli ultimi anni. Era scritto anche nel destino di questo campionato che al giro di boa dovesse essere una squadra dalle alte temperature a trovarsi con la testa più avanti di tutti. Il Napoli, in questo caso, unica pretendente dei piani alti ad avere dalla sua il fuoco del Sud e alle spalle l’orgoglio della bassa Italia. Un primato attaccato in pieno dopo la sconfitta dell’Inter ad ora di pranzo; un risultato inaspettato l’1-0 del Sassuolo al Meazza, ma arrivato al termine di un match rocambolesco. La squadra di Sarri ha saputo tenere ben saldi i nervi senza lasciarsi andare alla foga per quel risultato e regolare il Frosinone con cinque gol di pregevole fattura ed importanza capitale.
Un successo che mette il Napoli davanti a tutti e che non è solo scritto nella sorte, ma anche nei numeri; numeri ben precisi che danno il senso di una squadra capace di inventarsi e reinventarsi più volte nel corso di diciannove giornate che hanno mostrato all’Italia intera la pasta degli azzurri.
L’ULTIMA VOLTA CON DIEGO – L’ultima volta che il Napoli aveva potuto ‘festeggiare’ il traguardo di campione d’inverno il calendario registrava “gennaio 1990”. Sono passati 26 anni da allora; era il Napoli di Diego Maradona e dei successi europei, quello che da lì a qualche mese avrebbe poi vinto il secondo tricolore della storia azzurra. Proprio il Pibe de Oro ha mandato un messaggio alla squadra tramite i social nel post-gara, dicendosi contento e fiero delle gesta napoletane. Un traguardo insperato forse ad inizio anno, ma che è diventato certezza prestazione dopo prestazione, vittoria importante dopo vittoria importante.
Abbiamo già detto come andò a finire quella volta, ma era un’altra storia ed un altro calcio. Anche un altro Napoli, trascinato da una grande individualità come Diego, capopopolo di una città che aveva voglia di regalare e regalarsi qualcosa di importante.
CAPOCANNONIERE – Oggi il capopolo azzurro viene sempre dalle stesse latitudini, ma sulla maglia ha il 9 e non il 10, che nessuno veste più. Si chiama Gonzalo Higuain, è al terzo anno di Napoli ed ha voglia di regalare ai suoi tifosi successi importanti come fatto vent’anni e passa prima dal suo connazionale più illustre. Che la storia si diverta spesso a creare particolari attinenze è fatto noto, ma l’Higuain di oggi trascina il Napoli con forse meno giocate e più gol pesanti; sono 18 le marcature in 19 gare del torneo disputate fino ad ora, una media incredibile che negli ultimi anni ha tenuto solo Luca Toni con la maglia della Fiorentina nell’anno del Mondiale poi vinto proprio dall’Italia. Inutile dire che quell’anno Toni vinse la classifica dei cannonieri con ben 31 marcature, un dato che è sicuramente un obiettivo anche per Gonzalo. “Nessuno diventa campione al 10 gennaio”, ha detto il Pipita quasi coniando le frasi di Sarri. L’uomo che è venuto da poco lontano per plasmare un gruppo a sua immagine e somiglianza: cattivo, determinato ed affamato.
AUGURI MISTER – E proprio da mister Sarri arriva l’ultimo dato numerico della giornata. Il tecnico azzurro ha spento ieri le 57 candeline, consumando la torta forse più dolce dell’intera carriera.
Il vero regalo è arrivato al Matusa, con un primato meritato e conquistato con le mosse dei grandi; il Napoli di Frosinone non ha lasciato nulla al caso, s’è lasciato trascinare dagli uomini simbolo – non solo Higuain, ma anche Hamsik e Albiol, Reina e Callejòn – ed ha sbranato la preda come solo i primatisti sanno fare.
L’occasione era troppo ghiotta per non essere sfruttata, e neanche la vittoria in serata della Juve (bianconeri a pari punti con l’Inter al secondo posto) sul campo della Sampdoria ha rovinato la festa napoletana.
Nei 57 anni di Sarri la forza e la determinazione di un uomo che si è fatto tardi, ma si è fatto da solo, giunto al giro di boa del campionato e forse anche della sua carriera; primo in classifica in A con una delle squadre più calde del torneo, con Inter e Juve alle spalle e la consapevolezza di essere appena a metà di un percorso che promette emozioni e passioni come Napoli aspettava da tempo.
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