A cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)
– Pronto?
– Pazienza?
– Sono io.
– Michele Pazienza?
– Sempre io.
– Ah, meno male.
– Temeva avessi perso la memoria?
– No, solo che ho dovuto chiamare altri 14 utenti prima di beccare il Pazienza giusto.
– Meglio tardi che mai.
– Giusto.
– Bene. E adesso?
– Adesso, cosa?
– Non mi dispiacerebbe sapere chi è lei e perché mi ha chiamato.
– Giusto. Sono il redattore di un sito web dedicato al Napoli Calcio e, se non le spiace, le volevo fare qualche domanda in merito al calciomercato di gennaio.
– Certo che no. Dunque, secondo me il Napoli dovrebbe prendere un buon difensore centrale e un centrocampista per…
– Aspetti!
– Cosa?
– Mi sono espresso male. Volevo raccontare la sua storia calcistica con la maglia azzurra e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la sessione invernale del calciomercato 2008, momento in cui arrivò a Napoli.
– Tutto vero. La Fiorentina mi cedette al Napoli e Reja fu ben lieto di avere un mediano in più in rosa.
– Le riservarono anche una battuta.
– Un battuta?
– Sì. “Il Napoli non prende Mauro Esposito. Pazienza!”.
– Non è proprio il massimo per una battuta.
– Effettivamente no. Tuttavia, oltre alla battuta le assegnarono anche il nomignolo di Compitino.
– Ma pure quello di Impiegato o Giobbe. Sono sempre stato uno diligente e col sorriso ho accettato questi soprannomi.
– Reja prima, poi Donadoni, infine Mazzarri. Ci mette oltre un anno per imporsi in maglia azzurra.
– Con Mazzarri fu amore a prima vista. Credeva in me e nelle mie doti. Non che gli altri allenatori mi considerassero scarso o non all’altezza del progetto, ma con lui credo di aver dato il meglio nella mia carriera.
– Col Napoli quattro stagioni, oltre 100 presenze tra campionato e competizioni europee poi…
– Poi?
– Poi il passaggio alla Juve. Lecito chiedersi come mai proprio quella destinazione.
– Me lo sta chiedendo per far polemica o perché lo vuol sapere davvero?
– La seconda. Però non s’arrabbi Pazienza. La conosco come una persona sempre mite e tranquilla.
– Quello è Gandhi. Nel mio piccolo m’incazzo parecchio pure io.
– Non lo faccia adesso, la prego. Mi dica come mai accettò la Juventus.
– Una squadra con quella storia fa un’offerta a un calciatore svincolato. Sarebbe stato da stupidi rinunciare.
– Ma la Juve è l’eterna rivale del Napoli.
– Sì, ma dopo 4 anni a farmi un mazzo cubico mi aspettavo un minimo di riconoscimento pure sul conto corrente. Inoltre, il contratto di Inler era già chiuso in una raccomandata.
– La scelta di andare a Torino non è stata poi azzeccatissima.
– Sono inconvenienti che possono capitare nella carriera di un calciatore. A Torino la concorrenza era tanta e non sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio.
– Udine, poi Bologna e adesso Vincenza. L’interminabile gavetta dell’impiegato di metà campo.
– Sembra il titolo di un romanzo.
– Ci pensi su, qualora un giorno le venisse in mente di scrivere un’autobiografia.
– Mi prende in giro?
– Le ricordo che Cassano ha scritto un libro.
– Giusto. Grazie per la dritta.
– A lei per la disponibilità. In bocca al lupo per tutto Michele.
– A lei per la sua rubrica.
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