PAQUIPEDIA – Le interviste impossibili a…Alfredo Aglietti

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a cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)

– Sì?
– Potrei parlare con mister Alfredo Aglietti?
– Sono io. Tuttavia non vorrei essere scortese, perciò le dico subito che non sono interessato a cambiare gestore telefonico, né all’acquisto di qualsiasi tipo di prodotto.
– Ma io sono un giornalista.
– Oh, mi scusi. È stato così cortese che, per un attimo, ho temuto che volesse appiopparmi un contratto telefonico o qualche altra rata da pagare.
– In verità volevo che mi raccontasse la sua avventura al Napoli.
– Caspita. Mi chiede di fare un bel salto indietro nel tempo. Ho indossato quella maglia praticamente vent’anni.
– Se fa un piccolo sforzo, siamo in due a divertirci e facciamo sorridere qualche nostalgico lettore della mia rubrica. Cominciamo in maniera soft: mi racconti il suo anno a Napoli con un aggettivo.
– Strano.
– Strano?
– Sì. Squadra giovane e ambiziosa. Per molti la grande occasione: giocare in un club prestigioso e desideroso di rilanciarsi dopo una stagione grigia. Per altri, tra cui il sottoscritto, era addirittura la prima esperienza in serie A. I pronostici erano tutti contro di noi.
– Invece il Napoli parte in sordina ma, a metà stagione, si ritrova a lottare per traguardi molto ambiziosi.
– A Torino, contro la Juventus, siamo stati addirittura primi in classifica per una decina di minuti. Mio il gol… lo dico giusto per dovere di cronaca. Poi loro pareggiarono, ma comprendemmo quel giorno che avremmo potuto fare grandi cose.
– E invece…
– E invece, qualcosa è andato storto.
– Molti diedero la colpa a Gigi Simoni, che si accordò con l’Inter per il campionato successivo, con larghissimo anticipo. Altri diedero la colpa a Ferlaino, perché non volle rinforzare la squadra.
– È passato davvero troppo tempo e proprio non riesco a ricordare. Senz’altro l’esonero di Simoni pesò non poco sul gruppo.
– Molti dicono che, se ci fosse stato lui in panchina, avreste battuto il Vicenza nella finale di Coppa Italia.
– Che ricordo che mi ha evocato.
– Triste?
– La gara di ritorno col Vicenza senz’altro. Ma quella cavalcata verso la finale non la dimenticherò mai.
– Specie la semifinale contro l’Inter.
– Centoventi minuti che sembrarono interminabili e quella sequenza dal dischetto che continuo a raccontare come aneddoto agli amici e ai parenti.
– Che peccato mister, per quella finale persa.
– Col senno di poi dico lo stesso pure io. Tuttavia andò come andò e Napoli restò una piacevole tappa della mia carriera.
– A fine anno salutò tutti e andò a Verona.
– Ero arrivato a Napoli con la fama di “bomber di categoria”. Dopo quella stagione in azzurro le mie quotazioni in serie B erano salite a dismisura.
– Le manca Napoli?
– Come tutte le altre città in cui ho giocato. Posti stupendi, tifosi che ti danno tutto e che pretendono, giustamente, di essere ripagati.
– E lei lo ha fatto egregiamente.
– Lo lascio dire a loro. Io mi limito a ricordare i miei primi 8 gol in serie A con grande gioia.
– Tra cui uno alla Juventus.
– Pure quello. Ci sono grandi campioni che, ancora oggi, non possono vantare questo traguardo.
– Lei è uno spasso mister. Resterei per ore a parlare con lei. Ma tempo e battute si stanno esaurendo. Ci saluta con una massima.
– Come si direbbe dalle mie parti… la porti un bacione a Napoli, che l’è stata la mia città.

 

 

 

 

 

 

 

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