a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Tre punti per tornare a sorridere, tre punti per tornare a gioire, tre punti per salutare come meglio non si potrebbe questo 2015 tutto tinto d’azzurro e per darsi appuntamento al prossimo anno con rinnovato entusiasmo. Il Napoli visto a Bergamo è un’immensa altalena, capace di confermare i dati in calo delle scorse settimane, ma anche di riprendersi una vittoria fondamentale per l’ultima partita di quest’anno solare e calare il tris con gli zampini più importanti.
TRAVERSA AMICA – Ci ha messo un po’ Marek Hamsik, ma alla fine c’è riuscito. La sua partita non è certo sufficiente in pieno, ma la traversa per una volta ha aiutato lo slovacco; suo il gol – direttamente da rigore – che ha sbloccato la parità iniziale in apertura di ripresa, suo l’assist che ha chiuso il match. In mezzo, però, una gara impalpabile nel primo tempo è appena accettabile nella ripresa. Cosa gira nella cresta del capitano azzurro? Stanchezza, forse, un po’ di respiro gli gioverebbe; ma il Napoli non può permetterselo e Sarri, che schiera ancora una volta lo stesso undici sin dal primo minuto, sa di non poter fare a meno di lui. La palla è ampiamente dentro la linea di porta anche se ai tifosi a casa schizzano per aria le coronarie, poi è il momento dell’Atalanta che sa come rispondere colpo su colpo; i nerazzurri sembrano aver dimenticato in fretta la gestione Colantuono ed essersi plasmati ad immagine e somiglianza del loro attuale tecnico. Reja è così: pragmatico, calcolatore, esemplare nell’applicazione di un lavoro tattico e tecnico che esalta le caratteristiche di un gruppo composto da calciatori di qualità – Gomez lo dimostra sul gol, i giovani Grassi e De Roon saranno le prossime plusvalenze dopo Baselli e Zappacosta – e quantità e sacrificio. Reina non può nulla. Ma la partita è ancora lunga.
TUTTO IN UN ABBRACCIO – Il gol del Papu Gomez deve aver smosso qualcosa nell’animo del suo connazionale più famoso. Il Pipita di gol ne aveva già sbagliati tre, altre due occasioni le aveva gettate al vento, e ha dovuto mettere mano ai propri limiti per sbloccarsi; arriva così il primo gol da calcio d’angolo e di testa della sua stagione. Bassi è battuto e l’Atalanta tracolla. A pochi passi dal novantesimo Higuain scappa verso la porta avversaria e sigla la doppietta. Sono sedici in questo campionato in appena diciassette partite giocate; la quattordicesima doppietta con il Napoli, le reti numero cinquanta e cinquantuno nelle sue 86 partite di Serie A. Numeri pazzeschi per chi ha ripreso Napoli con il pugno duro la scorsa estate ed oggi è la freccia più rilucente nella faretra napoletana. Numeri che fanno scordare anche il fallito rigore di Hamsik in pieno recupero.
Ma il gol più bello di Higuain è senza dubbio l’abbraccio a Sarri nell’esultanza del primo gol; una corsa di almeno cinquanta metri per abbracciare il tecnico intento a dare consigli alla squadra, preso alla sprovvista da un gesto vigoroso quanto sincero.
Il Napoli ha difetti che sono sotto gli occhi di tutti, una rosa spesso inesperta per poter competere a lungo ai piani alti ed un numero troppo ristretto di giocatori affidabili. Ma ha un’arma in più che forse manca a molti a questi livelli, una coesione e forza di gruppo che Sarri ha saputo cementificare dal primo all’ultimo elemento della rosa. Un elemento fondamentale che saprà dire la sua anche il prossimo anno, un 2016 che, si spera, sia ancora da protagonisti.