PAQUIPEDIA – Le interviste impossibili a…Dino Zoff

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a cura di Paquito Catanzaro  (Twitter: @ Pizzaballa81)
– Pronto?
– Parlo col signor Dino Zoff?
– Dipende.
– Da cosa?
– Da chi lo cerca. Non è mica un giornalista che vuole sapere come sto?
– Tranquillo Dino, sono solo un suo grande ammiratore che, per diletto, scrive storie che hanno per protagonisti dei calciatori del Napoli. A proposito, come sta?
– Sperando di non portarmi sfortuna da solo, direi che il peggio è passato.
– Ha parato pure questa.
– Già. Ho parato pure questa.
– Le spiace se le faccio qualche domanda?
– Al contrario. Mi tiene un po’ di compagnia. Una sola richiesta: non mi faccia domande sulla parata in Italia – Brasile del mondiale ‘82. Ormai lo sanno tutti che quella palla non è entrata.
– Ma si figuri. Volevo che mi parlasse della sua esperienza con la maglia del Napoli.
– Cinque anni e un mare di ricordi piacevoli. Ero nel pieno della maturità, poco più di venticinque anni e il sogno di diventare un grande portiere. Per centoquarantatre partite credo di aver fatto degnamente il mio dovere.
– Centoquarantatre partite consecutive. Caspita, Dino.
– A Torino con la Juventus ho pure migliorato i miei record.
– Ecco, la Juventus. Non deve essere stato facile lasciare Napoli e trasferirsi a Torino in una piazza non proprio amata dai partenopei.
– Il calcio degli anni ’70 era completamente differente da quello di oggi. Se si cambiava maglia lo si faceva per trovare nuovi stimoli oppure dei traguardi più ambiziosi da raggiungere. Il Napoli era un’ottima squadra, ma mancava qualcosa o qualcuno per fare il salto di qualità. Quindici anni dopo c’è riuscita. I tifosi del Napoli hanno continuato ad applaudirmi quando sono tornato al San Paolo da avversario. Segno che avevo lasciato loro qualcosa.
– Le assicuro che, ancora oggi, il sentimento è rimasto immutato. Continuano a chiamarla, come allora, Nembo Kid. E dire che era destinato al Milan.
– Esatto. Il Mantova aveva deciso di cedermi ai rossoneri che, all’ultimo minuto, dovettero prendere Cudicini. Il blitz di Pesaola fu formidabile.
– Racconti, la prego…
– Giovannini, il direttore di un quotidiano, si finse al telefono Achille Lauro e garantì al Mantova la somma necessaria al mio acquisto. Tutto ciò a pochi minuti dalla mezzanotte. Ancora sorrido al pensiero di quel che successe.
– Successe poi che, per cinque campionati, lei difese la porta di un’ottima squadra che, con un pizzico di fortuna in più, avrebbe vinto pure uno scudetto.
– Aggiungiamoci pure un po’ di maturità. Eravamo un bel gruppo, alcuni di noi erano arrivati anche in nazionale. Ci mancava quell’esperienza internazionale che hanno portato, negli anni ’80, Maradona e altri campioni che qui hanno vinto tutto.
– A sostegno della sua tesi, a Torino ha vinto tutto.
– Facevo parte di un gruppo rodato e abituato a vincere. Ma le assicuro che, in fatto di entusiasmo, Napoli non era seconda a nessuno.
– Resterei qui a parlare per ore con lei, ma non voglio approfittare del suo tempo. Me la concede un’ultima domanda, anche se ha come oggetto il campionato del mondo dell’82?
– È stato così cortese e simpatico che non posso tirarmi indietro.
– Bearzot, Causio, Pertini. Chi era il meno bravo a scopone?
– Uno è uno dei miei più cari amici, gli altri due mi guardano dall’altro, perciò difendo questo segreto come un pallone sulla linea di porta.
– Grazie Nembo Kid. Napoli le vuole bene.
– E io ne voglio a lei.

 

 

 

 

 

 

 

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