a cura di Paquito Catanzaro (Twitter: @Pizzaballa81)
– Sì?
– Parlo col signor Mesto?
– Sì
– Giandomenico Mesto?
– Sì
– Ma le risponde sempre e solo sì?
– Finora non avevo necessità di contraddirla. Con chi ho il piacere di parlare?
– Sono lo Scrittore?
– Chi?
– Lo Scrittore, quello con la esse maiuscola. Ricorda?
– Veramente no!
– Sono quello ha scritto un racconto su… Rahman Rezaei!
– Perché tutta quella enfasi? Ha scritto un racconto su Rezaei mica su Gaetano Scirea?
– Lasci perdere. Può dedicarmi qualche minuto?
– Non vorrà mica scrivere un racconto dedicato a me?
– A dire il vero l’ho cominciato quando lei ha risposto al telefono. In questo momento sono a seicentouno battute, spazi inclusi.
– Ho il terrore che mi stia prendendo in giro, ma preferisco uno scherzo al sentirmi dire «Mesto se la tira!»
– Mai pensata una cosa del genere. Anzi. Contatto lei perché scrivo di calciatori che hanno fatto la storia del Napoli.
– Che paroloni. Io ho solo giocato tre stagioni, vinto due trofei e posato per un calendario.
– Hai detto niente!
– Effettivamente quella del calendario è una bella esperienza. Certi pezzi di figliola che posavano con noi, vestiti sempre in modi bizzarri e in set che mescolavano l’antichità ai prodotti caseari; oppure prodotti tecnologici utilizzati nel paleolitico.
– Guardi che mi riferivo al suo palmares azzurro.
– Mi sono divertito, questo è innegabile. Lottare per lo scudetto, giocarsi la Champions. Battere la Juve ai calci di rigore e sollevare la Supercoppa italiana nel cielo di Doha. Momenti emozionanti, lo assicuro.
– E tutto questo giocando, sì e no, 50 partite in tre anni.
– Cosa vuole insinuare?
– Nulla, mi perdoni. Io faccio il tifo per i gregari, per gli eroi minori. Quelli che, quando vengono chiamati in causa, fanno egregiamente il loro dovere e poco importa se la storia non si ricorderà di loro. Saranno stimati calciatori che hanno onorato una maglia. Un vero gregario.
– Ha utilizzato la parola giusta, caro Scrittore. Gregario è quella parola che basta, da sola, a descrivere una carriera calcistica vissuta in giro per l’Italia. Reggio Calabria, Cremona, Fermo, Udine, Genova: città in cui ho lasciato un pezzo di me. Frammenti che ho ricomposto a Napoli, quel posto caro agli dei in cui un uomo diviene finalmente calciatore. E poco importa se la maggior parte delle partite le guardi col giubbotto ufficiale addosso. Sei parte di una storia.
– Ed è quello che cerco io, caro Giandomenico Mesto. Una storia emozionante, oppure che faccia ridere. Sto parlando con lei e, dall’emozione, mi trema la mano che regge il telefono. Eppure devo fare uno sforzo e chiederle di raccontarmi un aneddoto, una storia, qualcosa che la renda unico ai miei occhi.
– Mi sa che devi comporre il numero di Hamsik, o magari quello di Pepe Reina. Più di raccontarti delle storiche salvezze a Reggio Calabria e qualche passaggio sulla mia vita privata non posso fare.
– È sposato?
– Felicemente, da tre anni, con Sara Facciolini.
– E chi è?
– Come chi è? Una soubrette televisiva. Qualche anno fa era una delle professoresse de “L’eredità”.
– Non la ricordo.
– Possibile? Guardi su Wikipedia.
– Aspetti che digito. Sara… Facciolini. Santissimi numi…
– Che è successo?
– Sua moglie…
– Eh…
– Certo che la ricordo.
– Vede? Cosa le dicevo?
– Signor Mesto, sarà stato pure un gregario, ma in fatto di donne lei è un vero numero uno.
– Non esageri, ho le mie capacità e non scappo davanti agli specchi. Non crede?
– …
– Pronto?
– ….
– Pronto, Scrittore, mi sente?
– ….
– È inutile che continua a digitare. Mia moglie non ha mai fatto un calendario. E non cerchi su Google “Sara Facciolini hot” perché non troverà nulla.
– …
– E non sbuffi. Avrei fatto bene a non parlare della mia privacy.
– Mi scusi signor Mesto. Prometto che adesso spengo il registratore e cancello questa conversazione.
– Ma come? E il mio racconto?
– Lo rimandiamo a data da destinarsi. Il mio editor comprenderà. Se dovesse arrabbiarsi, gli suggerirò di cercare sul motore di ricerca “Moglie di Giandomenico Mesto”.