a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Il risveglio più bello, quello che abbraccia dolcemente Napoli e i napoletani.
È sempre così il giorno dopo Napoli-Juve, quando i bianconeri al San Paolo ci rimettono le penne. Una serata magica quella di Fuorigrotta, la prima dopo un gran bel po’ di tempo; l’ultima volta che s’era visto tanto affetto ci si giocava una finale europea contro il Dnipro, partita stregata con un finale che poi conosciamo tutti.
Stavolta il San Paolo ha potuto ruggire, come ai vecchi tempi. Oltre 90′ di passione e, in parte, sofferenza; perché la squadra di Sarri ci ha pure provato a complicarsi la vita, ma alla fine il tabellone ha dato ragione agli azzurri.
LORENZO SHOW – Non sembrava partito granché il Napoli, con la squadra azzurra che ci ha messo almeno una decina di minuti per ambientarsi alla situazione; molti di loro, un San Paolo così non l’avevano mai visto. Sarri, ad esempio, che però la rabbia dei cinquantamila se l’aspettava.
Doveva essere la sfida delle grandi deluse, ma la paura non ha preso il sopravvento: Napoli e Juve si sono affrontate a viso aperto sin da subito, e sin da subito Higuain e Zaza hanno provato a portarla a casa da una parte e dall’altra.
Il tribolato avvio di stagione bianconera appare subito lampante quando Insigne fa a fette la difesa avversaria e sigla il vantaggio: il dai e vai con Higuain al limite dell’area è tanto scolastico quanto elementare, e il numero 24 azzurro fa scoppiare il San Paolo prima di doverlo abbandonare per un problema al ginocchio già operato lo scorso anno. Il napoletano è letteralmente l’arma in più di questo nuovo Napoli: in 6 turni di campionato, già tre gol e due assist, a testimonianza di quanto sia importante per l’intera economia di gioco napoletana.
Mertens ne prende i gradi e la sostanza non cambia: il Napoli fa del 4-3-3 l’arma perfetta, riparte magistralmente, ma ha il difetto di non chiuderla prima dell’intervallo, quando Callejòn e proprio Mertens ne avrebbero la possibilità.
DELIRIO E PAURA – Nel momento del bisogno vengono fuori i campioni. Ecco perché, dopo lo show di Insigne, è Higuain a caricarsi la squadra sulle spalle. L’argentino ha diverse cose da farsi perdonare: la mancata convocazione in nazionale, il non aver mai segnato alla Juve in campionato, l’etichetta di giocatore che viene meno sul più bello.
Tutte le dicerie finiscono in chiacchiere quando al 62′ il Pipita spiega perché è l’attaccante di gran lunga migliore di questo campionato: palla intercettata alla trequarti, cavalcata verso l’area di rigore e sinistro mortifero su cui Buffon può poco o nulla.
I soliti difetti azzurri, però, vengono fuori sul più bello: perché un minuto dopo il raddoppio Lemina riapre il match approfittando della distrazione difensiva. Il gol del francese mette i brividi ai tifosi azzurri che soffriranno per il resto del match.
Quei 25′ finali che rischiano di compromette tutto e tagliare le gambe ai padroni di casa; il mezzo assedio della Juve, però, non concede che qualche brivido, e il Napoli tutto ritratto in difesa riesce a tenere lontano da Reina i bianconeri.
Il fischio di Orsato è dolce almeno quanto il risveglio del giorno dopo. Con i 9 punti in classifica che rilanciano gli azzurri e inguaiano, invece, la squadra di Allegri, ancora impantanata a quota 5.
Doveva essere una partita di cuore ed anima, e così è stato, e allo stadio oltre ai tifosi è tornato a cantare anche quel ‘surdato nnammurato’ che non si sentiva da un po’.
Se Sarri aspettava la partita della svolta, eccola qui: da questo San Paolo e questa mentalità di squadra si può ripartire per provare a fare qualche scherzetto anche lontano da casa.
Varsavia e Milano ci diranno se il Napoli è realmente pronto per un campionato di vertice. La Juve, nel frattempo, ci ha detto che nella gara secca può succedere di tutto, e che il ruggito azzurro è tornato a farsi sentire più vivo che mai.