Doppia manita, in soli 4 giorni.
Dieci reti, dai piedi degli attaccanti e non, azzurri.
Ma si sa, il Club Brugge è la Scafatese del campionato belga.
Ovvio, la Lazio non è quella dello scorso campionato.
Certo, non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo.
Quando il Napoli vince, la filastrocca si ripete.
Tutti bravi a giudicare, a condannare e a disfare.
Quando c’è da ammettere una totale supremazia, quando c’è da accertare l’ovvio, tutti pronti a puntare il dito.
Ma mi verrebbe da chiedere a questi signori, che si tingono di un colore azzurro acceso quando c’è da giudicare.
Perché non provano a svestire i panni degli addetti ai lavori e si immergono in una realtà che ci rende tutti allenatori ma nel contempo tifosi obiettivi ma soprattutto innamorati?
L’Europa League ci ha regalato una bella soddisfazione, una risalita in un momento di transizione.
Il modulo, che non ha sùbito delle variazioni ma delle semplici modifiche tecniche.
Ognuno al proprio posto, senza sbavature e con intelligenza tattica che ha reso la partita, semplice e bella da vedere.
Hysaj, nonostante un affaticamento muscolare, sia giovedì che domenica ha tenuto bene il campo e non ha fatto rimpiangere Maggio.
Ghoulam, nella partita contro la Lazio ha commesso errori leggeri e subito dimenticati.
Fanno morale le vittorie schiaccianti e regalano speranze ai cuori azzurri.
“E se provasse El Kaddouri alle spalle di Higuain e Gabbiadini? Questo si che si potrebbe definire rombo” ed i commenti di Masa mi fanno impazzire.
Non ha poi tutti i torti se si prova a far quadrare il cerchio.
Il rombo, avendo però la figura di Lorenzo Insigne come trequartista non rende, se si utilizzano le seconde punte, che in realtà nascono come esterni.
Il 4-3-3 sta regalando soddisfazioni e non poche. Ma tentare la carta di Omar El Kaddouri alle spalle degli illustri Gabbiadini – Higuaìn la si potrebbe prendere in considerazione.
I cavalli vincenti si osservano sulla distanza, il cammino è lungo ed in salita.
Domenica sera, il Napoli ha divertito e si è divertito.
Da Pepe Reina che si è visto chiamare in causa due volte in 94′, da un Koulibaly che cresce e che paradossalmente funge da sponda ad un Albiol che ha reso alla grande.
Un Marek Hamsik che ha nei piedi la potenzialità assurda, di sfiorare la palla e trasformarla in assist meravigliosi.
Tutta la squadra ha reso l’idea del bel calcio, tutto è girato come doveva.
Passaggi puliti, veloci, senza sbavature.
E a fare da baricentro, colui che tutti e sfiderei ad uno ad uno ad ammettere il contrario, abbiamo maltrattato e denigrato.
Contro la Lazio, il mio plauso con tanto di standing ovation va a Jorge Luiz Frello Filho, il nostro caro Jorginho.
Una vera e propria rivelazione. A centrocampo dirigeva l’orchestra.
Calmo, sicuro e con una scioltezza che non conoscevo.
Impostava come un vero regista ed ammetto il mio elogio continuo.
Non riesce ancora a farmi ricredere il caro David Lopez, ma forse anche per lui ci sarà il tempo degli applausi.
Non resettate le due ultime partite, pensando alla sfida di sabato sera al San Paolo.
Questa struttura sta prendendo forma.
Stasera c’è il Carpi, vietato abbassare la guardia.
Vietato fallire, si ad un turnover mirato e si alla calma come virtù dei forti.
La rivincita, nei confronti di una Lazio spocchiosa e troppo sicura, è stata doppiamente gradita.
Non ci giocavamo la finale di Coppa Italia, non potevamo riavvolgere il nastro e tornare sul dischetto per ripetere quel rigore.
Ma si vive anche di soddisfazioni e ne abbiamo avute cinque.
Testa alta, gamba tesa.
Il miglior attacco della serie A, gioca ai piedi del Vesuvio.
Coltiviamo il resto e proviamo a divertirci.
Di Anna Ciccarelli
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