Le parole di Diego Armando Maradona sul nuovo progetto del Napoli hanno fatto molto discutere, e di certo sono state in grado di scuotere la piazza partenopea, dando probabilmente il colpo decisivo all’avvio dell’ovvio tormentone sul post Sarri. Se in estate la maggior parte degli addetti ai lavori si era dimostrata così entusiasta nello scoprire che il Napoli aveva deciso di valorizzare un uomo di campo, dandogli la chance di emergere a livello nazionale ed europeo, dato l’impegno in Europa League, oggi pare che tutti, o quasi, non avessero messo in conto la necessità di cambiare per l’ennesima volta stile di gioco a questa squadra. La società dovrebbe difendere il proprio allenatore, ma un aiuto da parte di media e tifo non guasterebbe di certo. Si ripete spesso di amare e tifare la maglia, ma avviare una caccia alle streghe contro Sarri non può che far del male al gruppo. Non si può continuare a sputare veleno su questa squadra e poi scrivere “Forza Napoli” al termine di ogni post. Con un po’ di obiettività ci si renderebbe conto che gli azzurri avrebbero bisogno di un progetto vero, in grado di durare anni e garantire un gioco collaudato, con movimenti eseguiti a memoria. Con Mazzarri tutto ciò era stato avviato, per poi essere interrotto bruscamente, così come avvenuto nuovamente al termine dei due anni di Benitez. Sarri non è un brocco, ma neanche un mago, e gli uomini che ha a disposizione sono scarsamente adattabili (soprattutto in difesa) al suo modo di fare calcio. Le parole di Diego però, a pochi giorni dall’esordio contro il Brugge, non hanno fatto altro che gettare una tanica di benzina su un fuoco mai morto, ma che dava l’impressione di poter essere controllato, magari con l’ausilio dei primi 3 punti della stagione.
Proviamo però ad analizzare le parole di Maradona, sottolineando, secondo l’effetto “What If“, cos’è accaduto e cos’altro avremmo potuto leggere e ascoltare se solo la sua opinione fosse stata leggermente differente.
Napoli odia Benitez. Lo spagnolo ha vinto, ma non ciò che gli veniva richiesto dalla piazza, che pare aver dimenticato i tanti anni in cui di vittorie non si poteva neanche parlare, data la pochezza del progetto Napoli. Integralista e fallimento sono le due parole che hanno accompagnato il suo biennio, con una carriera proseguita al Real (“promozione” definita da qualcuno un vero e proprio regalo inspiegabile), dove si è messo in evidenza per un grande attacco e una stupefacente capacità difensiva.
Diego odia Benitez, dunque Napoli ritiene d’essere nel giusto, dato che D10S non si contraddice. Arrivati a questo punto la tanto odiata internazionalizzazione, che ha fatto offendere chiunque in città, tifosi e giornalisti, che ritenevano di non dover apprendere nulla da uomo che aveva vinto qualsiasi cosa nella propria carriera sportiva, risultava l’unica speranza di successo in Italia ed Europa. Il Napoli potrebbe così tornare grande, ma con quale tecnico? Facile, con Maradona stesso, unico in grado di motivare e convincere grandi campioni ad accettare un passo indietro ed esibirsi al San Paolo. Poco conta che Diego abbia già dimostrato di non essere un asso della panchina. Chiamato da nessun grande club dopo il fallimento ai Mondiali (dove si divertì a stimolare i giovani attaccanti, dimentico del ruolo della difesa), a causa di Blatter ovviamente.
Diego ama Benitez, e allora Napoli rinnega tutto. Priva di un pensiero proprio la gran maggioranza del tifo partenopeo è stata in grado nelle ultime ore di riempire web e radio di messaggi, scritti e vocali, sull’assurdità del passaggio da Benitez a Sarri. Il progetto europeo era la chiave, e ora non ci resta che lottare per non retrocedere. Ma chi l’ha detto? Alla terza giornata poi… Ah sì, sempre Diego.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)
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