Che il Campionato abbia inizio.
Le nuove leve, trascorrono più tempo nei beauty relax che sul campo.
Dalle acconciature alla moda, passando per la depilazione totale fino ad indossare tatuaggi come se fossero una seconda pelle.
I calciatori, troppo sex symbol e poco vigore in campo.
“Il calcio non è uno sport per femminucce” eppure se ne vedono in abbondanza.
I gladiatori di un tempo, quelli rozzi ma efficaci, quelli mai spenti e mai arrendevoli dove sono finiti?
Al primo tocco si è stesi a terra nell’attesa della punizione divina.
Sport violento dicono. Violento fuori, sugli spalti, per strada.
Le tifoserie amplificano ciò che in campo è ormai svanito.
Un altro Andoni Goikoetxea, che smantella Diego Armando Maradona e dona al mondo il Dio del Calcio.
Più Stig Tofting e Robin Friday ma senza alcool e droghe a fargli compagnia.
Altri George Best e Vinny Jones a tranciare caviglie, a togliere il fiato ed incutere timore.
Si timore, quello che dovrebbero accusare gli attaccanti mentre si dirigono verso la porta avversaria.
Saltare l’uomo, sentire il fiato sul collo, essere certi di giungere a destinazione senza intoppi e poi, zac, un’entrata micidiale, un tackle spaventoso ed una rocambolesca pirouette senza sceneggiate e scene da soap opera.
Il calcio, è anche questo.
Corpo a corpo, senza freni.
Come nel rugby, un incontro/scontro, che liberi l’anima e che faccia dare in campo tutto se stesso.
In undici contro undici, ogni partita come se fosse l’ultima battaglia.
Sangue agli occhi e grinta, tanta grinta e voglia di combattere per vincere.
Questo sport ha perso la sua naturale passione, ha perso lo spirito della competizione lasciandosi offuscare dai bonus, dalla notorietà e dalle prime pagine dei tabloids.
Calciatori, non modelli o attori.
Che sia il campionato della svolta, dell’arroganza positiva e della cattiveria agonistica.
Di checche isteriche, non ne possiamo più.
Di Anna Ciccarelli