«Per ora smetto, ho perso la felicità di giocare. Non so ancora se starò per uno, due o tre mesi senza giocare. Ho intenzione di ripensare alla mia carriera»
Imperatore, così lo chiamavano i suoi tifosi.
Santiago Bernabeu, 14 agosto 2001.
Una punizione, alla stregua di un siluro si incrocia nei pali. Un ragazzo brasiliano di appena 19 anni lascia tutti estasiati. Pensare che nessuno gli dava credito, arrivato alla corte di Hector Cuper non per scelta ma come pedina nella cessione di Vampeta al Flamengo.
Talento da vendere ma un posto in prima fila in quell’Inter stracolma non era roba da poco.
Allora valigia pronta per Firenze e poi Parma, destinazione che lo consacra ad idolo nel cuore dei tifosi.
Una stagione memorabile spalla a spalla con Mutu ed un quarto posto, guadagnato a suon di gol e di azioni spettacolari.
L’Inter decide di riportare in patria il suo profeta.
A soli 22 anni la Milano nerazzurra lo idolatra e lo consacra nuovo Imperatore.
Ma per ogni impero che si rispetti si deve essere nelle capacità di saperlo governare.
Imperatore senza sudditi che vede il suo dominio crollare.
Il declino è vicino. La perdita del padre, il tutto ricevuto senza troppi sforzi e una vita tra alcool, droghe e brutte conoscenze un pò alla volta lo spengono.
Si riaccende ad intermittenza come nel derby con quel colpo di testa che regala la vittoria con un 3-2 che nessuno sperava più.
Ma di Adriano del vero Adriano non ci sono tracce.
Ritorna in Brasile con la speranza di salvare il salvabile.
Milano lo riabbraccia, Mourinho lo coccola ma senza riuscire a resuscitarlo.
Anzi il ritorno non è dei migliori.
Contro la Samp, nel 2009, colpisce con un pugno allo stomaco Gastaldello
Ritardi continui agli allenamenti, notti brave e risse in discoteche. Ingestibile ed incontrollabile, sotto ogni aspetto.
Prende peso giorno dopo giorno ed il calcio non gli è più cosi amico.
Avanti e indietro, senza mai ritrovare se stesso.
Sospensione della patente per guida in stato di ebrezza, centri riabilitativi che prosciugavano il conto in banca ma non risolvevano il problema.
La Roma ci crede, nella città dei sette Re, si potrebbe trovare un posto per l’imperatore.
Ma così non fu, anche la magia della Capitale non muta gli atteggiamenti del brasiliano.
Discontinuo, ansioso, perennemente agitato ed instabile.
Il Corinthians, come la Roma, si illude di poter far avverare il miracolo ma non c’è nulla da fare.
Dalla magia di quella notte al Bernabeu, dei gol segnati al Milan, delle prodezze non resta più nulla.
Come delle sue tracce.
Dalla poltrona del suo Impero alle panchine senza gloria, passando addirittura per il Terracina, in Serie D.
Droga, ancora e notti folli. Le bravate non hanno tregua.
18mln in contanti per ingaggiare delle escort e una vita borderline.
Talenti sprecati in piedi straordinari e teste non capaci.
Di Anna Ciccarelli