Britos saluta, i napoletani ringraziano

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La valigia pronta, qualche giorno in ritiro con la Società Sportiva Calcio Napoli e poi via.

Dopo quattro anni in azzurro, ci lascia Migùel Angel Britos.

Non esageriamo con i festeggiamenti, non gridate per la gioia e non esultate per la fine della sua carriera con la nostra maglia.

Perché, nonostante tutto, è stato un figlio di questa terra e questa terra non rinnega.

Al massimo saluta ma non dice mai addio.

Arrivato dal Bologna per 8 mln più il prestito di Vitale. Si infatti, che fine ha fatto Gigi Vitale?

Ha cercato con tutte le sue forze di onorare la nostra maglia, ma l’impresa non sempre gli è riuscita.

Come provetto pescatore, ha reso sicuramente di più.

Diversi i racconti, di chi, l’ha incontrato a pesca con il compagno di merende Cavani.

Eccellente come cuoco, la carne alla brace, la sua specialità.

Come giocatore non ha fatto la differenza, eppure i suoi gol (solo tre con la maglia azzurra ndr) sono sempre arrivati nel momento giusto.

Segna un gol a stagione, tranne in quella del 2012/2013.

Il suo primo gol in azzurro, contro il Chievo al San Paolo.

Ancora al San Paolo l’ultima rete del momentaneo  pareggio contro la Juventus.

Ma quello che resta indelebile, lo sigla al Meazza.

Quel Milan vs Napoli che osanna Pepe Reina per aver parato il rigore a Balotelli.

Tralasciando il gol che apre le marcature. Colpo di testa e palla in rete.

Il numero 5 azzurro, tra gioie e dolori. Tra lamentele ed imprecazioni.

Eppure, contro quel Napoli Juventus, steso a terra per un colpo alla mascella, quanti si sono preoccupati?

Tanti, quanti quelli che già chiamavano al miracolo per qualche mese di stop.

Benitez l’ha mosso come una pedina, titolare inamovibile.

Il 20 luglio lascia il ritiro azzurro e saluta Partenope.

Ma per quanto abbia cercato di fare del suo meglio, il suo meglio non era troppo.

Tranne per un episodio cruciale che l’ha consacrato mastino napoletano, per eccellenza.

Sempre pacato, tranquillo, buono.

Troppo buono per un difensore che dovrebbe puntare alle caviglie e tranciarle all’occorrenza.

La testata a Morata racchiude questi quattro anni in un ricordo indelebile.

Nel calcio, certe scene, non si dovrebbero neppure immaginare.

Lo sport unisce ed osanna al rispetto e alla correttezza.

Ma quando ci vuole, ci vuole.

Napoli, per questa presa di posizione e di rabbia, ti ringrazia e ti saluta.

Non ti promette, che non ti dimenticherà mai, ma ci proverà.

Che sia una meravigliosa avventura, fatta di contrasti e di recuperi.

Per un po’ lascia la canna da pesca e la brace ed inizia a giocare a pallone.

E’ un consiglio, ovviamente.

 

di Anna Ciccarelli

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