Che ci fossero delle differenze nette tra Sarri e Benitez era chiaro da tempo, ma negli ultimi giorni a rimarcare il concetto di ‘italianizzazione’ ci hanno pensato gli stessi calciatori azzurri. Uno su tutti: Marek Hamsik. Il capitano, il leader, l’uomo con più esperienza “napoletana” si è scagliato senza troppi complimenti contro Benitez, sottolineando ogni errore della gestione spagnola: il modulo squilibrato, le eccessive sostituzioni a suo carico e soprattutto il poco lavoro fisico durante la settimana. Dichiarazioni che hanno fatto effetto, soprattutto perchè sono uscite dalla bocca dal giocatore simbolo della squadra, che durante la scorsa stagione mai una volta aveva osato alzare la testa per dire la sua. Molti diranno che si tratta di professionalità, e forse è vero, ma fino ad un certo punto.
Troppo facile parlare adesso. Benitez pare essere diventato l’àncora di salvezza di una stagione iniziata male e finita peggio. Da Jorginho a Maggio, tutti a dire che con Sarri si lavora di più. Potremmo addirittura pensare, a questo punto, di essere stati fortunati. Con un gruppo così unito, ma solo contro l’allenatore, si poteva rischiare un ammutinamento contro il comandante in carica a pensarci bene. Due anni di malcontento a bordo del ‘Bounty’ Napoli esploso solo adesso, durante il ritiro di Dimaro.
La strada indicata da Sarri comunque è quella giusta: testa bassa e pedalare. E magari risparmiare fiato da mettere in campo, evitando di rinnegare un allenatore che ha comunque ottenuto risultati (Coppa Italia e Supercoppa Italiana) e che ha messo proprio Hamsik nelle condizioni di firmare la miglior stagione della sua carriera, numeri alla mano. Dopo tanti mesi di silenzio stampa dichiarazioni così astiose, francamente, potevano essere evitate. Non si poteva voltare semplicemente pagina?
A pensarci bene De Laurentiis non poteva scegliere allenatore migliore di Sarri per il suo Napoli. L’allenatore toscano con la sua grinta e la sua umiltà, può ancora insegnare tanto a un gruppo che si è evidentemente perso tra nervosismi e malcontento, e che ha dimenticato una delle regole non scritte del calcio: le discussioni iniziano e finiscono tra le quattro mura dello spogliatoio. Forse per diventare grandi bisogna prima ricordarsi di essere piccoli.
di Vincenzo Matino (Twitter: @vincenzomatino)
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