“C’è solo un giocatore che è più forte di me, Messi, tutti gli altri sono dietro”. Mario Balotelli
In quanti, leggendo delle sue balotellate e delle sue folli dichiarazioni, hanno frenato l’istinto di prenderlo a testate?
Mario, le gambe di un campione e la testa di un ragazzino viziato.
Tutto concesso al Balotelli nazionale ed oggi, giocatore altalenante e pacco spedito da una nazione all’altra.
Per diventare grandi, bisogna fare grandi cose con umiltà e rispetto.
Rispetto verso gli allenatori, i compagni, i tifosi.
Quel rispetto che è sempre venuto a mancare al ragazzino di Palermo, cresciuto nel Bresciano.
“Why always me?” faceva notare durante il derby tra Manchester City e Manchester United, dopo essere andato in rete.
Forse, i motivi sono svariati o semplicemente serviti su un vassoio d’argento tutto le volte.
Il caro super Mario come uomo ne ha combinate tante, forse troppe.
E come ogni storia che si ripete, gli errori si sommano e di te si ricordano soprattutto quelli.
Vogliamo parlare della gomitata al Cameraman per una ripresa troppo vicina?
O quando per scherno, si mise a lanciare freccette contro i giovani della primavera del City?
Una lunga lista, di scherzi idioti e di gesti incomprensibili.
Che l’hanno portato in cima ad una lista non certo lodevole.
Talento sprecato, buttato via, bruciato
Irrompe in conferenza stampa, alla presentazione di Stramaccioni.
Indossa la maglia del Milan, quando giocava nell’Inter.
Prende a cazzotti un vigile urbano per averlo multato, dopo aver lasciato l’auto in seconda fila per ore.
“Io posso. A me è concesso tutto” quanta spocchiosa ipocrisia in un padre di famiglia.
Ma in campo avrebbe potuto fare molto di più.
Veloce, duttile, scattante e capace.
Un campione, sarebbe potuto diventare un campione, se solo avesse voluto.
Perchè è di questo che si tratta, di forza di volontà.
Contro le regole, contro gli schemi e contro i meccanismi che fanno parte di un sistema.
Liti violente con compagni di squadra, con avversari e con gli allenatori.
L’hanno marchiato come un giovane senza spina dorsale e privo di autocontrollo.
Passa da una squadra all’altra, quasi fosse una trottola e non lascia il segno, non più.
Pepe Reina, durante Milan vs Napoli, gli pare un rigore.
La rabbia, nel post partita, lo annebbia. Scatti d’ira eccessivi e poca lucidità l’hanno allontanato dalla scalata al successo.
Il suo nome, poteva senza alcun dubbio, essere annoverato tra i più forti calciatori degli ultimi anni.
Ma è questo che non ha ancora compreso.
La sua avventura sembra finita da un po’, pochi quelli che contano ancora su di lui e disposti a concedergli un’altra possibilità.
Ma quante ancora dovrebbe averne prima di capire come ci si deve comportare?
Voci, lo vorrebbero vicino al Napoli.
Questa piazza per provare a riscattarlo e a restituirgli gli onori che merita.
Per quanto possa contare, il mio modesto parere, avere uno come lui negli spogliatoi sarebbe un handicap.
Abbiamo bisogno di uomini, di esempi, di guerrieri.
Non ci servono ragazzetti viziati, arroganti e presuntuosi.
Un carattere difficile che non prova a modificare ed l’ultimo anno al Liverpool che sarebbe meglio cancellare.
E’ ancora giovane, certo, ma ha bisogno di una guida e di qualche buon esempio.
Con questa testa, non credo che si sentirà parlare di lui ancora per molto.
Spero di sbagliarmi, ovviamente.
…. Stay Tuned!! E scusate l’assenza, ma ero alla ricerca di nuovi killers da ingacciare.
Di Anna Ciccarelli