Le ultime parole di Marek Hamsik, capitano azzurro giunto all’ennesima stagione con addosso la maglia azzurra napoletana, hanno scatenato un po’ le opinioni dei tifosi, divisi esattamente in due grandi filoni: da una parte quelli che hanno visto nelle parole dello slovacco la voglia di rivalsa dopo un biennio passato tra pochi alti e molti passi, dall’altra i più maligni, quelli che nelle sue parole hanno invece letto più di un attacco del numero 17 nei confronti di Rafa Benitez, ex tecnico azzurro oggi al Real Madrid.
Si fa, dunque, un gran parlare di tutte quelle che sono le grandi differenze viste già in questi primi giorni di ritiro tra la gestione Sarri, appena cominciata, e quella precedente.
Ma quali sono le differenze fondamentali?
1 – La lingua: dal Rococò di Rafa al Barocco toscano targato Sarri, adesso in campo ci vanno le sfumature, le aspirate, i modi di dire e soprattutto una componente che a Napoli non si è mai vista nell’ultimo biennio: le urla.
2 – Il lavoro: quello di Benitez era un lavoro che nasceva in campo e finiva ben lontano dal rettangolo di gioco. Video, Dvd, registrazioni, dati e statistiche, computeroni che immagazzinavano ogni singolo numero per poter permettere un approccio anche scientifico. Quello di Sarri è invece un lavoro che nasce in campo e lì finisce; in mezzo, tante idee, progetti, valutazioni, ma se si lavora bene lì il resto è tutto un di più.
3 – Integralismo tattico: i moduli visti in due anni di Benitez non sono poi così tanti, visto che lo spagnolo ha sempre creduto (a volte ben facendo, altre errando) nell’unico e solo 4-2-3-1, per esaltare le caratteristiche soprattutto offensive. Sarri, in dieci giorni di Napoli, ha già mostrato al gruppo tre diversi assetti: il suo più famoso 4-3-1-2, l’arrembante 4-3-3 e uno spregiudicato 4-2-4. Vista l’abbondanza in attacco, non è detto che poi non si finisca lì.
4 – La sigaretta: uno dei membri più importanti del nuovo staff azzurro. In ogni foto in cui viene immortalato dalle centinaia di tifosi e fotografi, mister Sarri si fa sempre accompagnare dalla sua fedele scudiera. Menomale che a calcio si gioca all’aperto, allora.
5 – Allenamenti: nessuno sa quale metodologia avrà il miglior risultato, ogni allenatore fa storia a sé, ma è evidente che l’impostazione d’allenamento è già fortemente cambiata in poche settimane.
Dal soft ragionato e pieno di tempo libero beniteziano all’arrembante e carico allenamento di Sarri; a Dimaro si fatica come negli anni precedenti, ma probabilmente a Castel Volturno sarà ancor più differente la mole di lavoro del gruppo. E i carichi cominciano a mietere le prime vittime: Hamsik e Strinic hanno fatto già i conti con i carichi di lavoro conoscendo l’infermeria.
Quale strategia pagherà alla fine? Per saperlo, non resta che goderci la stagione che verrà.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)