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SHOWTIME – Napoli e il “coraggio” di fischiare sia Apollo che Rocky

Il mondo del cinema ha proposto innumerevoli combattimenti, dentro e fuori da un ring, ma è impossibile non porre sul podio di questa immaginaria classifica il doppio scontro tra Apollo Creed e Rocky Balboa.

Si passa dal realismo di una vittoria ai punti, tramutata inizialmente in una glorificazione di se stesso da Creed, alla poesia registica dell’attesa rivincita, che si conclude poco prima della proclamazione dello stallone italiano, con la caduta di entrambi. L’uno cede dinanzi alla potenza dell’altro, ritrovando nel proprio avversario uno specchio di se stesso.

In questo suo mini arco narrativo Rocky propone una favola di Cenerentola gestita magistralmente, consentendo al pubblico di provare odio e rispetto per Apollo, che non è mai il classico cattivo, bensì un atleta che ha perduto la voglia di lottare. La mancanza di stimoli lo ha tramutato in uno showman, ma nel momento in cui Rocky lo riporta alla realtà, facendogli riassaporare il gusto del sangue versato nelle vecchie palestre di provincia, ecco tornare la macchina da guerra che ha meritato la cintura di cui fa sfoggio.

Il pubblico si divide per loro, acclamando entrambi indifferentemente, ma tifando nel cuore soltanto per uno dei due, chi li ha fatti sognare negli anni passati, che ovviamente il film non può mostrare, o chi ha reso reale una favola in un mondo lastricato di dollari.

I tifosi del Napoli hanno un rapporto particolare con le Cenerentola nel mondo del calcio. Soltanto nel corso della nuova gestione De Laurentiis si possono citare svariati casi in cui un perfetto sconosciuto è riuscito a conquistare un’intera città. Un esempio su tutti è quello dell’elettricista Lavezzi, passando per l’incompreso e timido Cavani fino ad arrivare al silenzioso Hamsik, in grado di attendere con pazienza il momento in cui poter indossare la corona.

Qualcosa però è cambiato negli ultimi anni, e in men che non si dica si è giunti a criticare un giovane napoletano in grado di eccellere in ogni categoria minore, raggiungendo la nazionale e la prima squadra. Non è più tempo ormai di storie alla Rocky, perché la piazza azzurra, forte di un passato altalenante, pretende una rosa composta da soli Creed, il che però rivela, al termine del passato biennio, la vera natura di una gran fetta della tifoseria del Napoli.

Benitez, Albiol, Callejon, Mertens e Higuain sono finiti al centro di una tempesta mediatica e social. Di certo oggi Mertens è un beniamino della piazza, ma in molti ricorderanno i commenti catastrofici nel primo mese d’adattamento, e le puntuali richieste di far giocare Insigne al suo posto, per poi pretendere l’esatto opposto due settimane dopo. Con il nome di Benitez che ad oggi è utilizzato soltanto da alcuni giornali in termini offensivi per esaltare il lavoro di Sarri, il resto del gruppo è inviso a circa metà della tifoseria (compresi occasionali, amanti del divano e appassionati della curva).

Napoli pretende Apollo ma non è in grado di ritrovare in lui quel grado di affezione scatenato istantaneamente dal Pocho. Ci si ritrova dunque con una squadra che mira ad amalgamare entrambe le tipologie, star e “sconosciuti”, in nome di una qualità necessaria per competere con le big e una base solida e capace di piegarsi alle direttive del tecnico.

Come per magia però, a due settimane dall’apertura del mercato, ci siamo tramutati nell’Empoli, a detta di molti, nonostante nessuna colonna portante sia stata venduta. Il Napoli, al di là di quali motivazioni abbiano spinto la società a farlo, ha dato avvio a un progetto coraggioso, che ha già portato modifiche interessanti. Acquistare prima di vendere, trattare e non accettare a occhi chiusi cifre assurde, sfruttando a pieno il valore dei propri esuberi.

Siamo giunti oggi al terzo capitolo della saga, quello nel quale i due pugili si sono riscoperti amici. Rivali eterni in grado di rispettarsi. A differenza di Mazzarri e Benitez, con Sarri si mescolano due mazzi di carte differenti, nel tentativo di amalgamarli al meglio e proporre una stagione in grado di zittire chi, senza pensarci su due volte, fischierebbe indistintamente sia chi la cintura da campione la indossa ormai da anni, che chi sogna un giorno di poterla alzare al cielo.

di Luca Incoronato (Twitter: _@n3ssuno_)

 

 

Luca Incoronato

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