a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Se gliel’avessero detto un anno fa, probabilmente non ci avrebbe creduto. Non ci avrebbe creduto nessuno.
Gonzalo Higuain negli ultimi 365 giorni ha spezzato le speranze del suo Paese per due volte, e quelle della città che l’ha adottato due anni fa, Napoli. In una sorta di annus horribilis che ha spaventato anche quelli che su di lui hanno sempre puntato forte.
Un viaggio a ritroso, tra il Brasile, il San Paolo e, ieri sera, Santiago del Cile, la capitale del Sudamerica che ospitava la finale di Copa e tutta la competizione, e che aspettava sognante la vittoria dei propri beniamini.
La scena è la stessa di più di un mese fa: Higuain si presenta sul dischetto, rincorsa breve e…in curva.
Alto, anzi altissimo. Come una meta del rugby.
Il suo errore risulterà poi decisivo perché, mentre i padroni di casa non sbagliano un colpo, dall’altra parte c’è anche Banega, uno che al Napoli piaceva molto negli anni scorsi, a fallire dagli undici metri.
Un déjà vu che non piace a nessuno, argentini e napoletani; anche gli azzurri speravano di riaccogliere in città un Pipita sorridente, da campione in carica con la sua nazionale.
Perché Higuain, nonostante l’errore dal dischetto contro la Lazio che ha condannato il Napoli all’assenza di Champions per il prossimo anno, resta nei cuori dei tifosi partenopei che ancora lo acclameranno se l’argentino resterà all’ombra del Vesuvio.
Anche dopo una stagione spesso in chiaroscuro, cominciata con l’eliminazione proprio dal preliminare di Champions e conclusasi contro la Lazio con un Higuain che prima illude e poi distrugge quanto di buono fatto vedere.
Una stagione viziata da quanto successo proprio un anno fa, in Brasile; l’Argentina arriva in finale, contro la Germania stavolta. Gonzalo non sbaglia alcun rigore, ma porterà per sempre nel ricordo un’occasione fallita a pochi passi dalla porta che avrebbe potuto modificare il corso della storia e regalare al Napoli un altro campione del mondo.
La storia, ormai, non può cambiare, ma i corsi e ricorsi storici di Vico potranno aiutare l’attaccante argentino a non guardare al futuro come fatto dopo il Mondiale.
A non ancora 28 anni, il Pipita può ancora togliersi molte soddisfazioni e coronare i suoi sogni con nazionale e club.
Basterebbe non presentarsi più sul dischetto, o forse presentarsi con un’altra voglia. Quella di dimostrare al mondo che si sbaglia; che Higuain è attaccante implacabile anche quando il gioco si fa duro e i duri scendono in campo a giocare.
E visto che per la Nazionale si dovrà aspettare un po’, potrebbe cominciare a dimostrarlo con la maglia del Napoli.