di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)
Introdursi in un mondo altrui, basato su rigidi equilibri che nessuno dei suoi abitanti si sognerebbe mai di mettere in discussione, è un’operazione quantomeno azzardata, che porterà il responsabile a scontrarsi con un solido muro di gomma, un po’ come capitato all’arrivo inatteso di Buzz Lyghtyear nella stanzetta di Andy.
E’ ovvio che stia parlando di Toy Story, film must del 1995 per chiunque si vanti d’aver avuto un’infanzia felice. Si tratta delle prima pellicola in assoluto a essere stata realizzata interamente in computer grafica, tra i dubbi generali, segnando la nascita della stella Pixar. Si parte dal concetto che i giocattoli siano in realtà vivi, ma che ovviamente facciano grande attenzione a non farsi scoprire dagli umani. La stanzetta del giovane Andy si trasforma non appena chiude quella porta bianca alle sue spalle, ma un giorno, prima di andare via, lascia sul letto un ospite inatteso e per qualcuno indesiderato. Buzz rappresenta per lo sceriffo Woody l’inizio della fine, il giovane leone giunto a sfidarlo e pronto a ucciderlo nel caso.
Nessuno tra gli altri, come Mr. Potato, Slinky o Rex, ha mai provato l’ebrezza del comando, e dunque non è un dramma per loro sottomettersi alla novità spaziale, che rapidamente trasforma anche l’arredo della stanza. Il west è davvero finito, e Woody scopre una parte di sé sconosciuta, furente e machiavellica, pronta a ignorare la realtà di un Buzz confuso e convinto d’essere un astronauta.
Lo deride per questo, nel tentativo disperato di ristabilire un equilibrio ormai corrotto e irrecuperabile, un po’ come avviene regolarmente nel mondo della serie A, dove i nuovi arrivati non sono mai ben accetti. Nessun problema nel caso si tratti dell’ennesima cenerentola felice d’essere approdata nella massima serie. Quelle fanno simpatia a tutti, perfino alle big, che le guardano un po’ come si fa con i bambini che, gioiosi, hanno voglia di mostrare al mondo d’aver appreso la complessa arte del camminare.
Io parlo però di coloro che hanno l’ardire di avventurarsi in cima al monte Champions, tra proclami azzardati e progetti mai realmente convincenti. Parlo del Napoli che negli anni passati ha saputo prendere il posto lasciato vacante da Milan e Inter, occupate a leccarsi profonde ferite, che oggi fingono siano risanate, ma che in realtà hanno soltanto coperto alla buona con un cerotto.
L’attuale mercato, per come ci viene raccontato dalle cronache nazionali, sottolinea chiaramente come la prossima stagione sarà senza dubbio quella del rilancio delle milanesi, eppure in un confronto rapido con i commenti che da anni caratterizzano il mondo azzurro, c’è qualcosa che non quadra, e anzi infastidisce.
L’Inter riparte da Icardi, mentre gli azzurri costringono Higuain a Napoli. Accusato per anni d’essere la squadra con meno italiani in campo, il club partenopeo tenta in questo calciomercato di cambiare rotta con Sarri, Giuntoli, Valdifiori e numerosi obiettivi nostrani o in generale avvezzi alla serie A (come lo stesso Reina). Questo però porta a un altro titolo, degno del fallimento che per un anno e mezzo ha perseguitato Benitez, ridimensionamento. Il Napoli si sta trasformando rapidamente nell’Empoli, nonostante Valdifiori, Saponara e Rugani siano obiettivi in grado di far gola a tutti in Italia, mentre Mertens, Insigne e Callejon fanno discutere perché vogliosi d’andar via.
Impossibile avere in dono la stessa fiducia riservata ai rossoneri, che neanche pensano di rinforzare difesa e centrocampo, continuando a far proclami prontamente smentiti per quanto riguarda l’attacco. L’Inter dal canto suo s’indigna quasi al pensiero di riportare a Milano Benassi, ottenuto dal Torino per l’esorbitante cifra di 3.5 milioni di euro, uno sproposito a confronto dei 36 milioni di Kondogbia e i 18 per Imbula. A Napoli avremmo dovuto ascoltare critiche per una eccessiva passione per lo straniero, per non parlare degli attacchi furenti nel caso si decidesse di sperperare i propri fondi nonostante debiti decennali che in un campionato serio impedirebbero perfino l’iscrizione al torneo.
A conti fatti gli osannati Valdifiori e Sarri sono delle mere scommesse, e non i due giovani francesi neo nerazzurri. Shaqiri, Kovacic, Hernanes, Juan Jesus (ecc. ecc.) sono stati messi sul mercato, alla ricerca del miglior offerente, ma è il Napoli a lasciarsi scappare i propri campioni.
Siamo innegabilmente un Buzz ingenuo e credulone, in grado di stringere la mano e fidarsi senza dubbi del proprio acerrimo nemico Woody. Abbiamo creduto alla fratellanza tra giocattoli, al bene superiore di un calcio italiano che possa tornare a splendere, ma era tutta una banale bugia, un po’ come il nostro “Verso l’infinito e oltre”, un messaggio registrato e privo di senso, atto solo ad ammaliare le masse.