La disputa San Paolo tra comune e club non si è mai sopita. I tifosi hanno per lunghi periodi dovuto sopportare frecciatine da parte del sindaco e del presidente, nemici-amici che avevano dato la netta sensazione d’aver trovato finalmente un accordo di massima. Questo però rischia ora di saltare a causa di due concerti già in programma, per i quali è ormai da tempo partita la vendita dei tagliandi, che andranno in scena proprio sul terreno dello stadio di Fuorigrotta. Il sindaco De Magistris sostiene che in tutto il mondo si organizzino manifestazioni del genere, mentre il presidente De Laurentiis teme di non poter assicurare un campo decoroso alla propria squadra in vista della ripresa del campionato di serie A.
Dopo gli sforzi negli scorsi anni per rimettere in sesto il campo del San Paolo, partendo dal basamento, De Laurentiis teme ora di vedere sprecati i propri investimenti. Il nostro agronomo propone dunque un’analisi dei concreti pericoli che correrà il manto dei partenopei:
“Ciò che dovrebbe essere necessariamente evitato è l’accesso di mezzi pesanti sul campo di gioco, dal momento che ciò potrebbe modificare l’andamento delle pendenze, il cui mantenimento è estremamente importante al fine dello sgombro delle acque superficiali, così che l’acqua non ristagni e si ottenga un tappeto uniforme.
Se i mezzi necessari potessero circolare sulla pista d’atletica, il manto erboso dovrebbe comunque reggere una struttura grandiosa e dalla massa notevole come un palco. Dunque il rischio di danneggiare le pendenze è comunque reale.
Noi abbiamo lottato per anni contro i concerti, e di certo non è che non volessimo si svolgessero. Il reale problema era la pretesa di far giocare la squadra dopo soltanto 15 giorni. Il risultato era che spesso la squadra perdeva e la colpa veniva data principalmente alle condizioni del campo.
E’ ovvia una certa usura nel corso di un campionato, che sarà però limitata ad alcune zone ristrette, come ad esempio le due aree di rigore. Al termine di due concerti invece il danno sarà più esteso. Inoltre le persone presenti non saranno controllate, e l’esperienza mi dice che spesso, dato il gran caldo, vengono montate delle docce, così da consentire agli spettatori di rinfrescarsi. Tutto ciò però può provocare dei ristagni idrici. Nel corso degli anni ne abbiamo visti di tutti i colori al San Paolo, anche persone che, per non perdere il posto duramente conquistato tra la folla, hanno ben pensato di fare pipì sul prato”.
Terminato anche il secondo concerto previsto al San Paolo, si dovrà intervenire in tempi rapidi, seguendo la procedura di seguito esplicata in sintesi:
“Mi pare di capire che la soluzione scelta dalla società sia quella di procedere con l’installazione di nuove zolle già acquistate. In questo caso, volendo spiegare rapidamente cosa accadrà al San Paolo, la prima cosa da fare sarà individuare le zone annerite, per così dire, ovvero i punti che necessiteranno di un intervento, caratterizzati ormai dall’assenza (totale o parziale) di un manto erboso.
Si interverrà poi nel punto selezionato con una zappatrice meccanica. Ipotizzando di lavorare su di una zolla di un metro per un metro, si dovrà in seguito ritagliare l’equivalente della superficie di prato pronto. Questo sarà poi posizionato sul “buco”, schiacciato, rullato e innaffiato a dovere, e si darà inizio alla fase che richiede maggior tempo, quella in cui la zolla dovrà colonizzare il terreno sottostante”.
Il vero nemico degli azzurri sarà la questione tempistiche, non dettata da una mera questione di forza lavoro, quanto dal regolare svolgimento dei processi naturali del manto:
“Immaginando le nuove zolle come una moquette, il nuovo strato e il vecchio dovranno creare un unicum. Le piantine della zolla avranno bisogno del tempo necessario per esplorare con le loro radici tutto il terreno, colonizzandolo. Se non viene preventivato un tempo necessario affinché ciò accada, al primo calcio al pallone si corre il serio rischio che il terreno fresco si alzi. Di certo dal punto di vista estetico l’effetto (positivo) sarebbe immediato, ma per avere dei frutti servirà un minimo di 30 giorni.
Il vero problema in questo caso è rappresentato dal gran caldo d’agosto, che è il mese peggiore per un’operazione del genere. Le essenze erbacee che formano i tappeti erbosi si sviluppano a rilento, giovando invece di climi più freschi. Se tutto ciò fosse accaduto ad aprile o magari a settembre inoltrato, con le temperature in diminuzione, il discorso sarebbe stato differente”.
Con la prima giornata di campionato prevista per il 23 agosto e il concerto di Jovanotti (ultimo in scaletta dopo quello di inizio luglio di Vasco Rossi) per il 26 luglio, il San Paolo avrà meno di un mese per rimettersi in sesto. Si fa largo però, dopo le dichiarazioni del presidente De Laurentiis, l’ipotesi di una gara inaugurale in trasferta, così come avvenuto nella passata stagione a Genova. In un tale scenario, comprendendo anche la giornata della gara stessa, i giorni diventerebbero 35, di poco superiori al minimo richiesto.
E’ ovvio ricordare che i tempi indicati (30 giorni minimi) fanno riferimento a un prato che non sia danneggiato in maniera considerevole, dunque al netto di un comportamento “esemplare” da parte del pubblico. Ad ogni modo è da escludere l’ipotesi di un’amichevole estiva al San Paolo, o magari un triangolare, come avvenuto nelle passate stagioni.
In questa prospettiva appare assurda la lotta degli azzurri per i preliminari di Champions, che avrebbero avuto luogo ad agosto, nel bel mezzo del processo di restauro del prato. Le preoccupazioni del presidente paiono essere dunque supportate da un ragionevole timore, ma resta da capire perché mai si sia scelto di affrontare questo tema spinoso soltanto adesso, dal momento che l’annuncio delle date dei concerti risale a ottobre 2014, ovvero con circa un anno d’anticipo, come spesso avviene per grandi eventi del genere.
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